Ciò che è accaduto [VIDEO]negli Stati Uniti d’America, precisamente in Missouri, stato federale del Midwest, farà senza dubbio preoccupare i milioni di italiani che si ritrovano un gatto in casa. Già, perché un uomo è stato infettato dal graffio apparentemente innocuo del proprio gatto che ha fatto sì che quest’ultimo contraesse la cosiddetta ‘febbre dei conigli’. Secondo quanto riferito dal quotidiano Il Mattino, l’uomo stava tentando di salvare il proprio gatto che si era ammalato di leucemia felina ma, nel momento in cui è stato graffiato dal felino, dopo circa una settimana di febbre alta sono spuntati degli orribili rigonfiamenti tra il volto e il collo.

Contrae la febbre dei conigli dopo essere stato graffiato dal proprio gatto

La malattia da cui è stato contagiato l’uomo è detta in termini scientifici Francisella tularensis, un batterio appartenente alla famiglia delle Francisellaceae che causa la tularemia ghiandolare. L’uomo ha cominciato ad avere i sintomi della patologia dopo che il suo gatto era ormai morto e questi sono peggiorati nel giro di due mesi. Lo spiacevole episodio è stato diffuso dal New England Journal of Medicine, il quale ha subito spiegato che la problematica è insorta con tutta probabilità a seguito del graffio o di un morso, mentre il padrone del felino stava tentando di fare una puntura al gatto per tentare di curarlo. Stando a quanto si apprende, però, pare che si tratti di un’infezione davvero molto rara negli esseri umani: negli Usa, infatti, si parla di massimo circa duecento casi all’anno.

Dopo aver contratto la cosiddetta ‘febbre dei conigli‘, l’uomo è stato curato con doxiciclina con un ciclo di quattro settimane e pian piano i suoi rigonfiamenti sono migliorati, dopo cinque giorni, per poi scomparire completamente nel giro di tre settimane. Come è stato già specificato in precedenza, questa patologia [VIDEO]può essere trasmessa per contatto o per morso da parte di animali infetti attraverso la cute o le mucose e, in particolar modo, da parte di conigli o roditori in generale. Tuttavia, anche i gatti, come si è potuto apprendere nel caso del sessantottenne del Missouri, potrebbero essere portatori di tale malattia. Per evitare il più possibile la diffusione di questo batterio sarebbe utile adottare alcune operazioni di precauzione come lavare spesso le mani, usare delle mascherine protettive e controllare spesso l’eventuale presenza di zecche sul proprio animale.

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