La storia d’amicizia tra uomo e cane si perde nella notte dei tempi, da quando l’uomo preistorico decise di “addomesticare” il cane, quindi renderlo “domesticus” cioè “appartenente alla casa”, ovvero molto più che “sottomesso ai bisogni” o “assoggettato alle volontà” degli umani, ma bensì parte integrante della famiglia. Con il passare dei secoli e la nascita delle grandi civiltà, il ruolo sociale del cane appare sempre più delineato e rilevante: si pensi che nei manoscritti medioevali compariva già la dicitura “cane da pastore” e “cane da guardia”, e ciò sta ad indicare come  l’uomo abbia imparato nel tempo a conoscere e ad utilizzare  le attitudini di questo animale.

Oggi più che mai il cane  è entrato a far parte della vita moderna, condivide con noi luoghi ed emozioni e viene riconosciuto dalla comunità scientifica per il suo valore sia terapeutico che d’aiuto. Il Piemonte è stata la prima regione, nel 2010, a sancire con una legge il mondo degli interventi assistiti riguardo alla Pet Therapy all’interno delle strutture mediche. Ma il 18 novembre Torino sarà palcoscenico di un evento unico che si terrà alla Città della Salute, nell’Ospedale Molinette, e che avrà come tema l’utilizzo terapeutico dei cani evidenziando soprattutto il patto di alleanza tra il mondo della medicina tradizionale e quello della medicina complementare con un unico obiettivo comune: la salute dell’individuo come benessere psicofisico.

Questo primo Convegno Nazionale ha come finalità di chiarire le tante domande che si pongono gli operatori sanitari relativamente all’inserimento degli animali nei luoghi e nei percorsi di cura, presentando lavori, progetti ed esperienze pratiche per tutto ciò che concerne la Pet Therapy sulla base delle recenti linee guida nazionali. Il cane viene considerato il “miglior amico dell’uomo” per il conforto e l’attaccamento fedele che crea con l’essere umano, ma oggi le ricerche scientifiche hanno spiegato molto di più. Infatti uno studio condotto da ricercatori giapponesi e pubblicato su Science afferma che, quando i suoi occhioni languidi incontrano i nostri, ci attivano nel cervello le stesse reti di collegamenti neurali che innescano l’istinto genitoriale, proprio quello di attenzione e cura che le madri generano verso i figli, e ciò produce  serotonina con un eclatante risultato sul benessere.

E allora ecco che, se basta uno sguardo per produrre piacere ed amore, con i cani da Pet Therapy, che fungono da mediatori nella malattia, si può avere un grande beneficio sulle condizioni generali del paziente. Quindi in patologie come autismo, anoressia, disturbi psichici, disabilità post ictus o post traumatiche, ad esempio, si possono trarre notevoli vantaggi dall’utilizzo degli animali in accostamento alle terapie tradizionali. Come non considerare poi un’altra categoria interessante come quella dei cani d’allerta? Sono addestrati per un utilizzo di avvertimento e dunque se, ad esempio, in macchina si accorgono che il loro amico umano diabetico sta per avere una crisi ipoglicemica,  lo avvisano dandogli la possibilità di accostare ed evitare un incidente. Per non parlare dei cani d’assistenza, che non sono solo quelli che aiutano i ciechi, ma anche quelli che hanno imparato ad andare a ritirare pane, latte e giornale per chi è immobilizzato e non può uscire.

Il futuro, che ormai è già adesso, sta nei cani da ricerca, quelli che conosciamo come molecolari, utilizzati per trovare scomparsi, cadaveri, bombe, ma che oggi possono fare ancora di più: individuare un tumore! Ce lo confermano i clinici dal Comprehensive Cancer Center dell’UC Davis, e ciò permetterà di intervenire sempre più tempestivamente per aumentare la possibilità

di guarigione. Ben vengano allora centri di ricerche di terapie con gli animali come il super piemontese TE.C.A. che permettono davvero di approfondire e mettere in pratica tutto questo. Perché, se “l’odore di una crisi è impalpabile e leggero come una farfalla e anticipa un grande pericolo, il tartufo del nostro più fedele amico lo sente…e lui ci avverte e ci salva la vita”.
www.monicapiani.it

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