MARLIANA. Sassi contro le persiane, canzoncine offensive, sputi, minacce, bottiglie di birra vuote e cicche di sigaretta nel giardino, fotografie e una videocamera puntata verso le loro finestre. E poi quelle trappole piazzate in corrispondenza dei piccoli buchi nella rete di recinzione, per far sì che quei “maledetti gatti” la smettessero finalmente di far danni nella sua proprietà: lacci di fil di ferro in cui uno degli animali era alla fine rimasto accalappiato, rischiando di morire strangolato. Insomma, un crescendo di persecuzioni contro la malcapitata coppia di vicini di casa, iniziati fin dal giorno del trasloco e andati avanti per quattro anni. Ma per i quali, alla fine, il 43enne stalker marlianese è stato chiamato a pagare il conto davanti alla giustizia.lungo la rete, in corrispondenza di un’altra buca, aveva trovato un altro laccio. Che la mattina dopo avevano provveduto a togliere, scoprendo però che nel punto in cui il loro gatto era rimasto intrappolato il vicino di casa ne aveva prontamente piazzato un altro.

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