Torna a casa Lassie era il titolo di un entusiasmante serie televisiva degli anni ‘70. Il cane, un meraviglioso Collie, era l’eroe di storie avvincenti. Buono, agile, altruista, intelligente, fedele, affidabile. Ecco il senso del cane che da bambino percepivo, dopo aver visto e rivisto la serie completa di “Torna a casa Lassie” e di “Rin-tin-tin” altro capolavoro cinematografico dove, uno straordinario pastore tedesco, al servizio del reggimento nordista, risolveva situazioni che sembravano impossibili. Il cane drizzava le orecchie, fiutava il pericolo, salvava i commilitoni da pericolose imboscate. Il cane faceva sorridere, faceva sognare, ma più spesso faceva piangere. Ogni bambino e forse anche i loro genitori avrebbero voluto accarezzare quei meravigliosi quattrozampe.

Il cappottino firmato

Il cane “autunno-inverno 2017” mi inquieta, con indosso il cappottino firmato, due gocce d’acqua ed ecco l’impermeabile, a volte le scarpine e, quando il clima si fa più rigido, il paraorecchie. Riposa nella cuccia climatizzata e mangia cibo che nemmeno gli umani si sognano. Mi sembra che si stia un tantino esagerando. Eleganti negozi di arredo-cane proliferano in ogni città. Alcune persone portano a passeggio nelle vie del centro il fido bassotto con aria rilassata e felice. Ma sono pochi, la maggior parte dei padroni vengono trascinati da un marciapiede all’altro da muscolosi e irrequieti Boxer che non ne vogliono sapere di fermarsi davanti alla vetrina del gioielliere e puntano, con occhio languido e sanguigno, la barboncina che passa impettita e supponente al guinzaglio di una equivalente padroncina. Altri sono strattonati da eleganti Alani taglia XXL e Mastini Napoletani che necessitano di guinzaglio super rinforzato ed altrettanto atletico accompagnatore.

Regali e Dna

Si dice che il cane sia il miglior amico dell’uomo ma se continua così, la fedele bestiola, potrebbe anche ribellarsi. Sono domande legittime in una società che ha stravolto le priorità. Il cane è necessario, spesso indispensabile, sovente consigliato. E’ un animale straordinario che spesso sfiora l’umano, ma ahimè, ora sta diventando una sorta di accessorio-moda vivente. Come si indossa un capo firmato e riconoscibile, ci si avvicina ad un esemplare canino e si diventa inevitabilmente schiavo di un animale che, nel suo Dna, avrebbe solo il compito di muovere la coda ogni qualvolta una mano amica lo accarezzi sul dorso. Ho visto servizi televisivi dove, agenzie specializzate, organizzano feste di compleanno, fidanzamenti e persino matrimoni fra barboncini e barboncine. Pacchetti regalo infiocchettati e luccicanti, torte di compleanno con tanto di candeline e ricami di alta pasticceria.

Il cane come simbolo

L’osso è solo un remoto ricordo, polveroso e dimenticato. Sono rimasto sconvolto da questa pratica assolutamente discutibile, bizzarra e spesso irriverente al genere umano. Chi vi parla è un amante dei cani e di tutti gli animali che rappresentano la parte migliore della straordinaria natura. Ci sono trattati scientifici sul valore di un cane come compagnia a persone sole, non parliamo poi dei cani che aiutano invalidi non autosufficienti. Sono eroi del nostro tempo i cani che soccorrono, dopo calamità, riuscendo a salvare vite preziose, i cani che portano aiuto a bagnanti in difficoltà, i cani che, su vette innevate, dopo rovinose slavine, scavano trovando i malcapitati alpinisti. Questi cani non accetterebbero regali infiocchettati e torte decorate da abili pasticceri. Questi cani sognano un semplice, saporito osso, simbolo di rispetto, gratitudine e riconoscenza umana. Noi Veronesi siamo un po’ figli di quella famiglia scaligera che aveva il cane come simbolo: Cangrande, Cansignorio, Mastino della Scala, dovremmo imparare a trattare bene i cani di qualsiasi razza, di qualsiasi pezzatura, di qualsiasi casta. Non cediamo alle mode pericolose ed evanescenti, amiamo i cani, rispettiamoli ed accarezziamoli, loro ci vorranno sempre bene….. anche senza, quel vezzoso, cappottino firmato.

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