Da portata sulle tavole asiatiche a ospite speciale nella sfarzosa residenza presidenziale: il destino di Tory sembrava irrimediabilmente segnato, fin quando non ha incrociato la tenacia di un gruppo di volontari e le promesse del neo capo dello Stato sudcoreano, Moon Jae-in. Il presidente ha infatti scelto di adottare il cagnolino rinchiuso in un rifugio, mantenendo la parola data in campagna elettorale.

Ad annunciare l’arrivo a palazzo del meticcio divenuto “First Dog” è stata proprio la pagina della residenza ufficiale di Moon Jae-in a Seul, la Cheong Wa Dae, altrimenti nota come Blue House. Tory, quattro anni, farà adesso compagnia agli altri due animali domestici di Moon Jae-in, il cane Maru e il gatto Jjing-jjing.

Quello del presidente è un simbolico primo passo nel sostegno ai diritti degli animali in un’Asia sempre più al centro del dibattito internazionale per il trattamento riservato ai cani. Prima di finire nel rifugio, il meticcio era infatti stato salvato due anni fa da morte certa dal gruppo animalista Coexistence of Animal Rights on Earth (CARE), che lo aveva liberato da un allevamento di cani da carne, non riuscendo tuttavia a trovargli una casa a causa del suo colore nero, malvisto in Sud Corea.”Sia umani che animali dovrebbero essere liberati da pregiudizi e discriminazioni”, ha dichiarato Moon Jae-in, che in campagna elettorale ha promesso di costruire più parchi riservati agli amici a quattro zampe e strutture per il sostentamento di gatti randagi.  

Sul bando immediato del commercio della carne di cane è invece arrivato un freno dal presidente, che però si è detto d’accordo sull’eliminazione graduale. Proprio lo scorso febbraio, in Corea del Sud, sono iniziate le operazioni di smantellamento del più grande mercato di carne canina del Paese, quello di Moran, dove ogni anno vengono venduti all’incirca 80 mila cani, vivi o morti, e che da solo fornisce un terzo della carne consumata in Corea del Sud. Dietro le motivazioni della chiusura, le Olimpiadi invernali che il Paese ospiterà nel 2018, in vista delle quali Seul vuole limitare le critiche sempre più numerose alla tradizione di consumare carne di cane.

Premesse che lasciano ben sperare i difensori dei diritti degli animali, che negli anni hanno ingaggiato dure battaglie per fermare la strage di animali domestici in Asia, tra cui la recente campagna per chiudere il festival della carne di cane di Yulin, in Cina. Da Taiwan, lo scorso aprile, era arrivato un altro segnale positivo, con l’approvazione da parte del Parlamento di una legge che ha vietato l’uccisione di cani e gatti per l’alimentazione umana: una storica prima volta nel mondo asiatico, dove tra Cina, Vietnam, Thailandia, Indonesia e Corea, si stima che i cani trucidati ogni anno siano 30 milioni. 

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