Gli abitanti non ne potevano più dei disperati latrati dei cani che venivano avviati al macello. E nemmeno della puzza che esalava dal mercato di Moran. Senza contare le petizioni da tutto il mondo. Lee Jae-Myung, sindaco di Seongnam, città di un milione di abitanti alla periferia sud-est di Seul con la quale ormai forma un tutt’uno, ha finalmente deciso di chiudere il più grande macello per cani a scopo alimentare della Corea del sud. «La grandezza di una nazione si può giudicare dal modo in cui vengono trattati i suoi animali», ha detto il sindaco citando una famosa frase di Gandhi.

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Cina, strage di diecimila cani al Festival di Yulin
Effetto domino

I 22 macellai che attualmente vi lavorano riceveranno sovvenzioni pubbliche per passare ad altre attività entro maggio 2017. «Il movimento animalista internazionale ha ottenuto una vittoria importantissima, una di quelle che possono preludere a grandi cambiamenti, ma la guerra non è ancora vinta», ha dichiarato Carla Rocchi, presidente dell’Ente nazionale protezione animali (Enpa), che ha scritto per complimentarsi al sindaco della città sudcoreana. «Confidiamo in un effetto domino nel resto dell’Asia: anche il famigerato Festival della carne di cane a Yulin, in Cina, potrebbe avere le ore contate».

Un massacro

Al mercato di Moran venivano macellati circa 80 mila cani all’anno. I numeri sono incerti, ma in tutta l’Asia orientale, dove la carne di cane è molto apprezzata, si stima che siano dai 30 agli 80 milioni i cani che vengono uccisi a scopo alimentare ogni anno, in particolare in Cina, nelle due Coree, Vietnam e Thailandia.

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