Nello studio si è partiti dai dati di base forniti dalla FNOVI, applicando una metodologia attuariale di tipo stocastico. Obiettivo: riduzione del 16% dei veterinari italiani.
La metodologia stocastica – su base probabilistica- ha prodotto tutti quanti i cancellati dalla professione, per vari motivi, come raggiunti limiti di età. Con questo dato obiettivo si è stabilito un fabbisogno annuo di nuovi iscritti, tale da preservare l’obiettivo prefissato di una riduzione di circa il 16% del delle presenze di medici veterinari in Italia. 

Autore dello studio -commissionato dalla Federazione e presentato a Bari in occasione del Consiglio Nazionale dello scorso aprile -è Luigi Coppini. “Quando si parla di fabbisogno di medici veterinari in Italia- chiarisce l’esperto-  ci si riferisce al numero massimo di professionisti che il nostro Paese, si ritiene sia in condizioni di assorbire, sia liberi professionisti sia dipendenti delle pubbliche amministrazioni”.

“In funzione di questo obiettivo – spiega Coppini- si hanno diversi fabbisogni perché se consideriamo una popolazione che rimanga costante nel tempo si ha un certo tipo di fabbisogno se invece, come è nella ipotesi dello studio attuariale, il fabbisogno di veterinari si allineasse a quello che avviene negli altri paesi europei, la risposta è che servirebbero un numero compreso tra il seicento e cinquecento nuovi iscritti alla facoltà di veterinaria per ciascun anno”.

La riduzione attesa è del 16% nell’arco di circa 15 anni. Ciò consentirebbe di avvicinare l’Italia – notoriamente connotata da un esubero di laureati – al dato europeo secondo un allineamento che se fosse ancora più aderente al trend di altri Paesi comunitari potrebbe portare ad un fabbisogno ancora inferiore rispetto a quello stimato dallo studio attuariale.

Video intervista a Luigi Coppini

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