(Agenparl) – Roma, 27 gennaio 2017 – Il periodico Anmvi Oggi, riporta un interessante articolo sul secondo il Rapporto Italia 2017 dell’Eurispes, dove si ritiene che sia in calo il numero degli animali presenti nelle case italiane. E il 17,3% dei proprietari ha rinunciato alle cure veterinarie mentre il 25% ha ridotto le visite. Dati smentiti da una indagine dell’ANMVI che rivela un proprietario dal profilo socio-culturale molto diverso. “E’ in calo il numero di animali domestici presenti nelle nostre case (-10%), ma in una su tre troviamo almeno un cane (62%) o un gatto (40,8%), salvati in oltre la metà dei casi dalla strada o presi in un canile (e simili). La spesa media mensile per i pet non oltrepassa i 50 euro nell’80% dei casi. A causa della crisi molti (41%) hanno rinunciato a prendere altri animali”. Lo dice l’Eurispes che pubblica un estratto del consueto Rapporto Italia. Ma quest’anno, i dati non coincidono con quelli che l’ANMVI ha raccolto nello stesso orizzonte temporale considerato dell’Istituto di Ricerca e che sono contenuti in una indagine nazionale che l’Associazione presenterà prossimamente. I dati relativi alle spese veterinarie e all’atteggiamento dei proprietari non collimano: sulla base dei numeri del Rapporto Italia, il numero delle strutture veterinarie italiane- fa notare l’ANMVI- si sarebbe già dimezzato. E non torna nemmeno il calo del 10% di animali “domestico” nelle famiglie italiane.
I dati dell’Eurispes- Il 33% degli italiani ha almeno un animale domestico (-10% rispetto al 2016); le nostre case ospitano soprattutto cani (62%) e gatti (40,8%). Tra coloro che posseggono un animale, il 34,4% lo ha acquistato in un negozio mentre il 22,1% lo ha preso in un canile (e simili), il 30,4% ha adottato un animale abbandonato e il 31,3% lo ha ricevuto in regalo. Quasi l’80% di chi ha un animale non spende più di 50 euro mensili per il proprio pet (+6,4% rispetto al 2016). A causa delle ristrettezze economiche, il 17,3% di chi ha un animale ha rinunciato alle cure mediche o agli interventi chirurgici costosi mentre il 15,4% ha ridotto la spesa per i medicinali. Il 25% ha ridotto le visite veterinarie e il 39% ha acquistato cibo meno costoso. Oltre il 41% ha rinunciato a prendere altri animali in casa.
I dati di ANMVI- I risultati pubblicati da Eurispes non collimano con quelli raccolti dall’Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani che da poco concluso un indagine sui comportamenti dei proprietari di animali da compagnia e che sarà pubblicata in corso d’anno. Secondo l’Eurispes, il 17,3% dei proprietari ha rinunciato alle cure veterinarie ed il 25% ha ridotto le visite. Se fosse così, osserva l’ANMVI, significherebbe che 42,3% dei proprietari non va più o quasi mai dal veterinario e si sarebbero già dimezzate le strutture veterinarie del Paese. Ma non è così. I dati raccolti da ANMVI mettono in luce uno scenario molto diverso. Per cominciare, non risulta un calo nel numero di animali “da compagnia” nelle famiglie italiane, anzi i pets sono in tendenziale aumento. Lo zoccolo duro di chi non va mai dal veterinario è in continua diminuzione: dal 2007 ad oggi, la percentuale di coloro che non garantiscono cure veterinarie al loro animale d’affezione è calato dal 18,4% al 14,5%. Queste percentuali mostrano una progressione costante, ancorchè insufficiente, verso la cultura del possesso responsabile, grazie all’impegno di educazione e di sensibilizzazione dei medici veterinari.
E’ stabile il numero dei proprietari che portano il loro pet dal veterinario almeno una volta all’anno (23,8%), mentre cresce la percentuale di chi ci va almeno due volte all’anno (23,1%) e di coloro che vanno dal medico veterinario più di due volte all’anno (38,6%.).
Quanto alle motivazioni, l’indagine dell’ANMVI ha messo in rilievo che i proprietari che non vanno mai – o quasi mai- dal Medico Veterinario sono convinti (87,5%) che il loro animale stia bene, confermando l’esigenza di sviluppare la cultura della prevenzione e del riconoscimento precoce di patologie, malesseri o disagi comportamentali- fra cui la potenziale aggressività.
E’ chiaro, conclude l’ANMVI, che detassare e incentivare fiscalmente il possesso responsabile e la prevenzione veterinaria aiuterebbe quel processo di crescita socio-culturale che oggi è largamente dovuto all’impegno dei medici veterinari e che deve necessariamente coinvolgere fattivamente anche i decisori politici.
Spese veterinari. Eurispes “In calo il numero degli animali presenti … – Agenparl
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