sanit camice verde stetoA segnare la svolta un articolo bis, introdotto dal Senato nel Ddl di conversione del decreto Scuola, da ieri in Aula alla Camera.
Più vicino lo sblocco delle scuole di specializzazione, cosìddette per “non medici”, già in parte previste nel decreto interministeriale 4 febbraio 2015 n. 68 sul «Riordino delle scuole di specializzazione di area sanitaria» e in stallo da più di due anni.

Con l’articolo 2-bis, introdotto al Decreto Scuola durante l’esame al Senato, si prevede che, nelle more di una definizione organica della materia, le scuole di specializzazione per biologi, biotecnologi, chimici, veterinari e psicologi e anche odontoiatri, fisici e farmacisti siano attivate «in deroga alle disposizioni di cui al comma 1 dell’articolo 8 (Scuole di specializzazione) della legge 29 dicembre 2000, n. 401». “Il numero di laureati appartenenti alle categorie dei veterinari, odontoiatri, farmacisti, biologi, chimici, fisici, psicologi iscrivibili alle scuole di specializzazione post-laurea è determinato ogni tre anni secondo le medesime modalità previste per i medici dall’articolo 35 del decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 368, ferma restando la rilevazione annuale del fabbisogno anche ai fini della ripartizione annuale delle borse di studio nell’ambito delle risorse già previste.

Una modifica- spiega il Sole 24 Ore-  finalizzata a superare la rilevazione annuale del fabbisogno, prevista ai fini della ripartizione delle borse di studio e che di fatto avvierebbe i bandi da parte degli Atenei spuntando le armi di chi in questi anni si è battuto per il riconoscimento dello status economico degli specializzandi «non medici». Il cambio di marcia è stato sollecitato anche dalle rappresentanze di categoria dei «non medici» e dalla Conferenza dei rettori (Crui), che lo scorso marzo aveva approvato una mozione ad hoc, in cui si faceva presente l’impossibilità di procedere, nell’attuale fase economica del Paese, al riconoscimento della borsa di studio prevista per i medici anche ai biologi, biotecnologi, chimici, fisici, farmacisti, psicologi, odontoiatri e veterinari. Per questi si chiedeva con urgenza “un regime diverso per l’erogazione della formazione specialistica ai laureati diversi da quelli in medicina e chirurgia”.

Spiega il presidente del Cun, Andrea Lenzi: “La bozza di decreto è prontissima. A settembre 2015 ha avuto il via libera anche del Consiglio superiore di sanità. Il problema che si è presentato è che non essendoci i fondi per finanziare le borse per i colleghi con laurea differente da medicina, si è preferito attendere che fosse possibile scrivere una norma, ora in via di approvazione, che escludesse per questi laureati la possibilità di avere il finanziamento delle borse da parte del Mef. In questo modo, dopo l’approvazione del Dl scuola, potrà essere pubblicato anche il decreto sulle scuole ad accesso misto e gli Atenei potranno aprire i bandi». In questo stato di ambiguità normativa, “i rettori degli atenei non emanavano i bandi per laureati diversi dai medici – continua Lenzi – per paura dei ricorsi al Tar da parte di questi specializzandi, che in teoria avrebbero tutto il diritto di ottenere le borse di studio al pari dei medici in quanto accedono alla stessa scuola di specializzazione e fanno un percorso formativo simile anche se non identico».

Una volta approvato il Decreto Scuola, il decreto interministeriale sulle scuole ad accesso misto potrà essere firmato dai due ministri (Istruzione e Salute) e andare in Gazzetta. Così tutti gli aspiranti specializzandi «non medici» di area sanitaria potranno sperare di intraprendere un percorso post lauream. Ma a proprie spese. A meno di non trovare finanziamenti da parte di Enti pubblici o privati, Fondazioni o Regioni.

Questo step normativo è essenziale in particolare per chi immagina un proprio futuro nella sanità pubblica. «Tutto questo è rilevante – spiega Lenzi – perché per le assunzioni nel Ssn è necessario il titolo della specializzazione.

Resta in sospeso la questione dei tetti numerici e dei fabbisogni. Ma qui la decisione sarà politica: se aprire le scuole senza limite di numero o se avere un numero programmato sulla base dei fabbisogni formativi stabiliti dalle Regioni. «Se dovessi dare un suggerimento – conclude Lenzi – direi che nei primi anni, in particolare per biologi, biotecnologi, fisici ecc., sentite le categorie, andrebbe liberalizzata l’accesso, ovviamente, entro i limiti delle capacità formative delle sedi, dato che abbiamo un grande arretrato e la specializzazione è indispensabile anche per l’attività nelle strutture accreditate e private. Poi tenderei ad andare a regime programmando gradualmente il numero, tenendo conto della saturazione del mercato. Per gli odontoiatri è forse necessaria una programmazione sin da subito in base alle strutture del Ssn attive nei tre settori specialistici». (fonte)

Specializzazioni: “Veterinari lasciati in un limbo inaccettabile”

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