Immaginiamo di partecipare ad una mostra canina dove sono presenti, tutti insieme, Chiwawa, Bulldog, cane San Bernardo, Yorkshire Terrier, Rottweiler, Pastore Tedesco, etc; tutti questi cani, zoologicamente parlando, appartengono alla stessa specie (i cani) ma si rimane stupiti nel realizzare che tutti discendono dal Lupo (Canis lupus Linnaeus).

Quello che sbalordisce, sono le numerose differenze di razza, imputabili all’uomo, in cui la natura passa in secondo piano, poiché sono gli stessi umani che hanno incrociato cani morfologicamente differenti, ottenendo, in questo modo, nuove specie.

Le selezioni umane non sono mai “gratuite”; risultano infatti legate all’utilizzazione del cane, apprezzandone sia l’aspetto fisico che il temperamento, considerato affine all’immagine del soggetto.

Più di un centinaio le razze di cane create, nei secoli, dall’uomo ma, anche modificate nel tempo, assecondando mode e gusti, dimenticando, a volte, il benessere del miglior amico dell’uomo che si è trovato ad avere, per motivi «estetici», il muso accorciato, la pelle eccedente, le gambe troppo corte o il “treno posteriore” ribassato.

In tutte queste modificazioni, inoltre, sono subentrate, purtroppo, anche una serie di malattie dovute proprio a questi cambiamenti, a volte, forzando la natura stessa.

Il rapporto tra morfologia e carattere funziona in entrambi i sensi. Non solo la modificazione della prima influisce sul secondo, ma le differenze morfologiche sono legate nell’immaginario collettivo ad alcuni aspetti del carattere.

Non dimentichiamo infatti che esiste un legame molto stretto tra la morfologia di un cane e ciò che provoca nell’uomo sul piano affettivo.

Prendiamo come esempio uno Yorkshire Terrier, il suo aspetto suscita, ad un primo approccio visivo, accudimento, tenerezza, mentre quello di un Rottweiler incute, timore, rispetto.

Analizzando, invece, attentamente le caratteristiche delle due razze portate ad esempio, la realtà è la seguente: lo Yorkshire terrier, malgrado la piccola taglia e il mantello decorativo conserva il vero spirito terrier (segugio da tana), attivo, vivace e pieno di slancio.

Basti pensare che nella seconda metà del 1800 veniva utilizzato nella contea inglese dello Yorkshire per cacciare i topi che rovinavano le balle di lana destinate all’industria tessile.

Il piccolo cane non si “identifica” nella sua piccola taglia e può diventare aggressivo anche con cani più grandi se non ha socializzato da cucciolo.

Inoltre non è molto adatto ai bambini piccoli, le sue dimensioni ridotte lo rendono vulnerabile e, se infastidito, può mordere.

Il Rottweiler (facente parte della “famiglia” dei molossoidi), a differenza di quello che può sembrare o da quanto viene comunicato da parte di “un’errata informazione”, è un cane equilibrato, tranquillo, obbediente e addestrabile ma, allo stesso tempo protettivo, determinato, coraggioso e con un forte istinto verso la difesa del territorio.

Docile e amabile, protegge i bambini della “propria famiglia”, tollera anche gli altri, se ben educato e istruito e se l’uomo non altera gli equilibri con comportamenti errati, non creando una corretta relazione (questo, del resto, vale per tutte le razze).

E’ comunque opportuno precisare, in merito ai due esempi appena rappresentati, che in generale, i bambini non vanno mai lasciati soli con i cani (o altre razze animali), perché spesso sono capaci di gesti imprevedibili.

Ritornando al tema trattato , si potrebbe affermare, pertanto, che una “galleria” di ritratti canini costituisca una successione di interruttori “fantasmatici”.

E’ stupefacente notare la stretta correlazione tra la reputazione caratteriale del cane e la sua morfologia; oggi nei circoli cinofili si parla di selezione del carattere e questo pone grandi problemi, perché, purtroppo i meccanismi di selezione utilizzati sembrano dare ragione a chi lo considera un elemento geneticamente programmato.

Da una parte, quindi, la genetica sembra avere un ruolo preponderante, dall’altro gli umani discutono per ore dell’intelligenza del cane, affermando che è in grado di comprendere tutto.

Alcuni allevatori credono fermamente nello stretto legame tra carattere e razza, pur essendo convinti del fatto che il cane comprenda il linguaggio umano, atteggiamento del tutto contraddittorio.

Parafrasando quanto afferma Patrick Pageat, medico veterinario francese, dottore della scienza naturale e specialista in comportamento animale , “cani si nasce, padroni si diventa”.

Per vivere bene insieme ai propri amici a quattro zampe è necessario rammentare sempre che i cani nascono così ma, proprietari e compagni lo si diventa con il tempo, lo studio, l’educazione e l’istruzione.

Chi ha un cane si pone, spesso, domande importanti, a cui non riesce a dare una risposta esauriente.

E’ una convivenza quella con il proprio amico, che va “costruita” giorno per giorno, attraverso tappe graduali, riconoscendo caratteristiche psicologiche e fisiologiche dell’animale e desiderando di conoscere REALMENTE “l’anima del miglior amico dell’uomo”, per convivere con lui nel miglior modo possibile.

(il faro on line)

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