Mentre ad Avellino si combatte la battaglia delle cacche dei cani – il Tar ha sospeso l’ordinanza del sindaco che imponeva «ai proprietari degli animali il divieto di abbandono di deiezioni canine in aree pubbliche e il conseguente obbligo di custodia» – esplode la guerra della pipì. Sempre dei cani. Come dire: c’è grande confusione sotto il cielo della cura degli animali domestici. E della convivenza civile con chi quegli animali non li ha.Se ad Avellino al Comune è stata imposta la rimozione della segnaletica che impone il divieto, altrove – ma sempre in Italia -, c’è chi considera addirittura reato penale la pipì di Fido.E’ accaduto al comune di Torre del Benaco, nel veronese. Multa da 157 euro per i proprietari di cani che fanno la pipì in pubblico. Multa che è stata subito affibbiata al padrone di un cane che si ha sollevato la zampa ai piedi di un cestino.Una notizia che ha fatto presto il giro del web. Ed ha innescato la reazione dell’Aidaa (Associazione italiana difesa animali e ambiente). Che ha così sintetizzato: «Si tratta della prima multa per non aver raccolto la pipì del cane».Quello veronese non è l’unico comune ad aver adottato questa misura. E infatti le multe fioccano.Oltretutto il codice penale offre anche la possibilità di riconoscere a carico dei proprietari di cani che fanno pipì in strada un reato penale: imbrattamento di un bene pubblico o privato.E la pipì, comunque imbratta.Quindi, ad Avellino viene sospesa l’ordinanza per le deiezioni. Altrove si punisce anche un bisogno fisiologico meno “impattante”, come l’urina.A dire il vero tutti i comuni che hanno emesso l’ordinanza antipipì lasciano una scappatoia al proprietario del cane: se subito dopo la funzione fisiologica versa dell’acqua nella zona “bagnata”, si evita qualsiasi tipo di sanzione. E quindi, per portare a spasso il cane: busta, paletta e bottiglia d’acqua.Altrove, non ad Avellino. Evidentemente.A Salerno, Napoli, Caserta e Benevento il divieto riguarda solo le deiezioni. Non sono state ancora emesse ordinanze anti pipì. Sulle quali si è però già espressa la Cassazione. Con una serie di “regole” comportamentali, figlie più del buon senso che della rigida applicazione delle normative.La sentenza è stata emessa dalla seconda sezione penale dell’Alta Corte (il procedimento era a carico del proprietario di un cane condannato per imbrattamento dal giudice di pace di Firenze: il suo amico a quattro zampe aveva fatto pipì sulle pareti di un edificio storico).Altalex sintetizza così la sentenza e le disposizioni a carico del proprietario del cane: «Deve mettere in atto una attenta vigilanza sui comportamenti dell’animale; deve limitarne libertà di movimento in modo che non sia totale (tenendolo con un guinzaglio); deve intervenire con atteggiamenti tali da farlo desistere – quantomeno nell’immediatezza – dall’azione; nell’impossibilità di vietare al cane di fare pipì è bene portarsi dietro una bottiglietta d’acqua per ripulire. Diversamente, il proprietario o il conducente potrà essere imputato di «sciatteria o imperizia nella conduzione dell’animale».Una sentenza che in realtà sarebbe in contrasto con la decisione del tar che ha sospeso l’ordinanza del sindaco Foti. Ma in quella ordinanza c’erano anche diverse altre parti assai discutibili. Una tra tutte: le deiezioni una volta raccolte in busta (il comune ha vietato la carte), potevano essere depositate sono in alcune strade del centro. Non altrove. Una scelta un po’ restrittiva. Soprattutto per chi abita in periferia…elleti  

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