Roma e i gatti, un binomio saldo risalente ai tempi degli antichi romani, per i quali il gatto era un amico fedele della vita terrena ma anche dell’aldilà. Questi straordinari felini, protetti allora dalla dea Iside, si sono inseriti con il tempo nei suggestivi ruderi della Roma Imperiale, formando colonie oggi protette e amorevolmente seguite da cittadini sensibili e amanti della specie.

Le immagini sulle cartoline della Capitale di gatti nei vicoli del centro storico o acciambellati sulle rovine romane, sono tra le più richieste dai turisti. Il visitatore di Roma rimane affascinato dalla commistione del vecchio con il nuovo, segno distintivo della Capitale. I ruderi, testimoni degli antichi fasti romani, costituiscono il rifugio prediletto dei gatti capitolini. Roma è una città dove numerose sono le colonie di gatti che vivono allo stato libero, diversamente dalle altre capitali europee.

Sono chiamati i “gattari” o le “gattare”, hanno una passione autentica per questi animali a quattro zampe, a cui dedicano il loro tempo libero portando cibo e prestando un’attenzione particolare ai loro bisogni. Anche la famosa attrice romana Anna Magnani è stata una gattara di Largo Argentina.

Ma com’è la situazione oggi dei gatti nella Capitale?

Ce lo spiega Tiziana Alunni, che da anni si occupa di questi meravigliosi felini.

“Per me è un onore essere chiamata ‘gattara’. A Roma ci sono molte colonie di gatti, al Verano, a Largo Argentina, nel Cimitero Acattolico, in vari ospedali, sono tutte censite e tutti gli animali sono sterilizzati.

La sterilizzazione. E’ importante la sterilizzazione, serve per non far proliferare le malattie tra gatti, per limitare le nascite; quante volte gli operatori Ama trovano nei cassonetti gattini abbandonati. E’ un peso per la collettività, anche in termini economici, nei gattili comunali vengono presi i gatti randagi, è il Comune che paga per mantenerli, se fossero sterilizzati vi sarebbero meno spese.

La sterilizzazione va affrontata seriamente, è un punto nevralgico della situazione, la prima cosa che consigliamo a chi ha in mente di adottare un animale come il gatto. Occorrerebbe fare una mappatura dei Municipi, controllare quante gattare operano, quanti gatti vi sono, se sono sterilizzati o no, dare un incentivo, per esempio il cibo: se sterilizzi ti aiuto; più i gatti sono randagi, più fanno cuccioli, è il cane che si morde la coda.  

Nei Paesi nordici non esistono gatti per strada, solo in alcuni gattili e basta, vige la sterilizzazione a tappeto. Ultimamente a Roma la Sovrintendenza ai Beni archeologici ha cercato di sfrattare i gatti dai monumenti.

Quando un campo nomadi viene sgomberato, nessuno si preoccupa dei gatti presenti in queste aree, e sono molti, vengono sparpagliati, vagano per il Municipio, non è che li sterilizzano i nomadi, li tengono lì e basta. Ripeto, la sterilizzazione è un punto chiave del trattamento, della cura e conservazione dei gatti a Roma, bisognerebbe incentivarla, magari con veterinari che praticano a un prezzo modico, non possono sparare 250 euro per sterilizzare una femmina. L’Asl dopo un anno fissa l’appuntamento, ma la gatta ha già partorito 2 volte, non la paghi ma ha partorito 2 volte.

Il Satanismo. Anni fa vi sono stati episodi riconducibili al fenomeno del satanismo, al Verano e a Villa Pamphili. Sono stati trovati dei gatti impiccati, quasi sempre neri, ma non solo, sono spariti gatti nella zona. A Villa Torlonia sono state rinvenute tracce di riti satanici vicino al Teatro, intorno alla statua della Madonnina, sono intervenuti i Carabinieri. Quando passa un gatto nero ancora oggi vi sono persone che si bloccano, fanno gesti scaramantici, come nel Medioevo”.

“Il gatto non è come il cane che se lo maltratti continua ad avvicinarsi, se lo tratti male non si avvicina più. E’ un animale molto sensitivo, percepisce le vibrazioni; i grandi filosofi amavano i gatti. Io ne ho 10, tutti trovatelli”, ci confida Tiziana.

“A Largo Argentina, nella più famosa colonia felina di Roma, sono ospitati circa 200 gatti, tutti sterilizzati; alcuni dormono all’interno, in gabbie, chi è in cura o in attesa di essere adottati, altri fuori. In associazione si consiglia chi vuole adottare un gatto, si parla della cura e delle malattie che possono trasmettere questi animali (girano molte dicerie a proposito), si consiglia un veterinaio”.

“Ho lavorato al canile di Porta Portese – continua Tiziana – per 9 mesi, poi ho lasciato perché un cane mi ha morso, nel 2000. Qui c’erano cani e gatti in gabbia senza aver fatto niente, era in vigore ancora la soppressione, se il padrone non voleva più l’animale dopo che ha morso. Delle volte arrivavano dei gattini piccolissimi, per privarsi di loro dicevano che avevano morso, che erano gatti morsicatori. Soffrivo quando vedevo cani e gatti rinchiusi in gabbie come stessero in carcere”.

“Il primo gatto l’ho avuto a 10 anni, ma mi hanno raccontato un episodio curioso di quando ero neonata: un signore venne a fare visita alla bambina nata, si avvicinò a me, e il gattino di mia nonna ebbe una reazione come a difendermi, gli saltò addosso, e quest’uomo si dovette curare al Pronto Soccorso. Come carattere mi ritrovo in quello del gatto – ci confessa Tiziana – ormai non posso fare a meno di questi animali. Mi occupo delle colonie, li curo, aiuto altri che si rivolgono a me”. 

Quante persone si occupano dei gatti a Roma? “In ogni quartiere ci sono persone che si prendono cura dei gatti residenti nell’area. Solo nel mio quartiere (Marconi) saranno 8-9 volontari, per lo più anziani. Io seguo la colonia dei Parioli in via Romania, dislocata in tre postazioni, una decina di gatti in tutto, prima era molto più popolosa, sono rimasti in pochi. Vado anche a Villa Torlonia, ma lì c’è un’altra ragazza che se ne occupa principalmente.

La mia colonia si trova sul Lungotevere all’altezza di Viale Marconi; sono 18 gatti, in passato erano molto più numerosi, hanno le loro casette, ogni tanto ne arriva qualcuno dalla Magliana, attraverso il verde a ridosso del Tevere, arrivano anche animali selvatici come le volpi, i ricci, c’è tutta una fauna. Quando vi fu la piena nel 2008 sono morti e dispersi diversi gatti; il livello delle acque salì a 13 mt, le casette vennero portate via dalla corrente, con esse i gatti presenti all’interno”, un brutta e triste esperienza per la nostra interlocutrice.

Le colonie sono iscritte alle Asl, il Comune dovrebbe provvedere alla cura e al mantenimento dei gatti di ciascuna colonia, ma nella realtà non è così, come testimonia Tiziana: “Il Comune, dietro nostra richiesta ci ha fornito 1 sacco di crocchette e qualche scatoletta di mangime piuttosto scadente, che non ho certo dato ai gatti che seguo ogni giorno.

E’ imbarazzante, ma è la verità, e c’è di più. Un gattino che hanno portato alla mia colonia, si è ammalato, e trasportato dal veterinaio per le cure necessarie, ho dovuto sobbarcarmi a una spesa di oltre 300 euro, questo per far capire come le Istituzioni non intervengono minimamente, non si prendono cura di questi animali che dovrebbero appartenere al Campidoglio, ma il Comune non si fa mai vedere qui, di fatto ci ha abbandonato”, conclude amaramente Tiziana Alunni, giovane “gattara” romana. 

                                                                                                                                                      

Redazione
21-01-2018 18:54
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