Il riassorbimento della struttura del dente avviene mediante l’azione delle cellule odontoclastiche. Può verificarsi sulla superficie esterna o interna del dente. L’attività degli odontoclasti può essere stimolata da infiammazione, pressione da parte di strutture adiacenti, come risultato di processi normali come l’esfoliazione dei denti decidui, o in assenza di questi processi (idiopatica). Il riassorbimento dentale idiopatico (cioè senza una causa) si verifica sporadicamente in molte specie (comprese le persone), ma è più frequentemente visto nei gatti domestici adulti (più di un terzo).

Il riassorbimento dentale nel gatto detto FORL, comincia con la perdita della normale architettura del legamento periodontale e danni focali del cemento che copre la superficie della radice. Aree microscopiche di riassorbimento radicolare spesso guariscono senza complicazioni nei gatti. Il riassorbimento, qualsiasi sia la causa, si verifica attraverso l’azione degli odontoclasti che rimuovono la struttura del dente, creando una lacuna. In molte delle lesioni, l’attività concomitante di osteoblasti e cementoblasti sostituisce la perdita di tessuto dentale con osso o cemento. Se la riparazione non avviene, il riassorbimento progredisce approfondendosi nella dentina ed estendendosi nella corona del dente dove mina lo smalto per causare difetti clinicamente evidenti sulla superficie del dente, soprattutto a livello del colletto dentale. L’infiammazione cronica da parodontite è nota per provocare il riassorbimento esterno del dente nelle zone più colpite già dalla malattia parodontale. Le lesioni non sono comparabili alla carie dell’uomo. L’esatta eziologia della FORL idiopatica rimane sconosciuta; essa è una malattia multifattoriale. Tra i vari fattori predisponenti si è visto anche il consumo eccessivo di vitamina D nella dieta oppure squilibri del metabolismo del calcio.

L’aspetto clinico del dente con FORL (riassorbimento) varia notevolmente. Nei gatti, il terzo premolare inferiore è spesso il primo dente ad essere interessato. Piccole lesioni dello smalto della corona del dente di solito iniziano in un punto della superficie della radice, ma possono progredire verso la corona e poi apparire a livello del margine gengivale come tessuto di granulazione infiammatorio che va a riempire il difetto. In questa fase, la parte visibile della lesione è piccola, ma la maggior parte del difetto può colpire le radici. La classificazione delle FORL è importante nello scegliere successivamente la terapia più adeguata ed è caratterizzata da quattro stadi, in base alla gravità delle lesioni e il loro aspetto radiografico.

Stadio 1: spesso inosservata, le lesioni coinvolgono lo smalto e/o il cemento, ma non hanno ancora raggiunto la dentina.

Stadio 2: le lesioni interessano la dentina, raggiungendo le prime terminazioni nervose, ma non espongono ancora la cavità pulpare. E’ già una condizione dolorosa per il gatto.

Stadio 3: le lesioni raggiungono la cavità pulpare e il dente inizia a presentare perdite di struttura, anche a livello della radice. Importante è l’esame radiografico per capire l’estensione delle lesioni. C’è dolore e sanguinamento.

Stadio 4: le lesioni hanno danneggiato gravemente la struttura del dente, con riassorbimento e anchilosi della radice (la radice si salda all’osso alveolare), fratture della corona del dente e grave gengivite associata. I denti colpiti possono essere così fragili da perdere la corona: la radice rimasta può venir coperta dalla gengiva reattiva ed essere vista solo in radiografia.

Le lesioni FORL causano nel gatto una serie di sintomi poco caratteristici che indicano prevalentemente dolore nella cavità buccale: rifutano cibi duri, manifestano fastidio nel masticare o non mangiano addirittura, hanno una salivazione eccessiva ed arrivano ad essere più depressi e letargici per il male. È necessario quindi fare durante la visita clinica un’accurata ispezione della cavità orale che però spesso richiede una sedazione o l’anestesia generale e l’ausilio di radiografie della bocca.

La presenza di gengivite marginale a livello di singoli denti in assenza di parodontite può indicare una lesione sopragengivale. Possono essere sanguinanti o ricoperte da gengiva iperplastica. Le lesioni sotto il margine gengivale possono essere identificate con gli strumenti per l’esplorazione dentale (ad esempio sonda, filo per retrazione). Il riassorbimento interno può talvolta apparire come una decolorazione rosata della corona, ma di solito è meglio identificabile radiograficamente.

Le FORL (lesioni da riassorbimento odontoclastico) nel gatto hanno un carattere progressivo, cioè tendono ad evolvere nel tempo e peggiorare, anche a dispetto di terapie adeguate e possono essere necessari quindi più interventi per trattarle. L’obiettivo primario è sopprimere il dolore. Negli anni sono state proposte diverse opzioni terapeutiche, che tengono anche conto della stadiazione delle lesioni. Nonostante ciò la maggior parte dei denti affetti da lesioni da riassorbimento devono essere estratti. Nelle FORL di stadio 1 è possibile operare con un’accurata detartrasi e lucidatura dei denti, seguite da levigatura e copertura con vernici cavitarie che coprono le irregolarità. Le FORL di tipo 2 possono essere otturate con vetroionomeri. E’ possibile l’amputazione della corona se i frammenti di radice che rimangono non causano problemi o sono difficili da togliere perché saldati all’osso. La devitalizzazione spesso non è utile per arrestare l’evolversi delle lesioni.

Una corretta igiene orale può essere d’aiuto per limitare gengiviti e malattia parodontale che peggiorerebbero ulteriormente la salute della cavità orale del gatto.

Articolo a cura della Dott.ssa Ilaria Dellacroce

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