I cani San Bernardo sono tornati a casa. Come ogni anno, sul colle che a 2473 metri di quota unisce Valle d’Aosta e Svizzera e dà loro il nome. La salita dei cani è una tradizione che si ripete, sulle tracce della storia. Trascorreranno l’estate nel canile dell’ospizio del Colle del Gran San Bernardo, fondato nel 1050 da San Bernardo di Mentone per dare riparo ai viandanti. Lì è cominciata la loro epopea, che nei secoli si è colorata di leggenda e da quest’anno abbraccia tecnologia e modernità. La congregazione di canonici agostiniani del Gran San Bernardo aveva infatti deciso di risanare il canile (vecchio di quasi 50 anni), restauro condotto con la Fondazione Barry, organizzazione svizzera senza scopo di lucro che dal 2005 ha rilevato dai religiosi (sempre meno e sempre più anziani) la gestione del canile e che dal 2014 gestisce il Museo Barryland a Martigny dedicato al cane nazionale svizzero.  

«La ristrutturazione al Colle è costata 500 mila franchi – spiega Claudio Rossetti, direttore della Fondazione – di cui il 10% a carico nostro, che viviamo con le donazioni di circa 100 mila persone. Grazie a questa ristrutturazione i cani potranno passare l’estate nel loro luogo d’origine – continua Rossetti – e il pubblico potrà incontrare il cane nazionale svizzero e scoprirne la storia, con la possibilità di andare a passeggiare (due volte al giorno, ndr) con loro». 

Il San Bernardo, «il Gigante delle Alpi», è un cane di grande taglia e indole pacifica. I canonici lo utilizzavano, nei secoli, per aprire la via ai viandanti che salivano in inverno verso il Colle. La tradizione vuole che siano in grado di fiutare, e quindi prevedere, il distacco delle valanghe. E di tirare fuori chi ne veniva travolto. Ogni estate il canile del Colle del Gran San Bernardo e il vicino museo accolgono oltre 25 mila visitatori. In occasione dell’apertura della nuova struttura è stata inaugurata anche la mostra «Barry & Cie» che con fotografie, archivi e stampe, ripercorre la storia secolare del legame tra i canonici e i cani San Bernardo.  

La fondazione

La Fondazione Barry – che sta allargando le sue attività alla Valle d’Aosta e all’Italia – gestisce in totale 35 cani, 15 dei quali sono stati portati da Martigny al Colle. Ogni anno due cucciolate danno alla luce una ventina di piccoli, che vengono richiesti in tutto il mondo: ognuno costa 2400 franchi svizzeri, ma averlo non è facile. «La procedura di selezione è rigorosa – spiega Massimo Tamone – dopo aver compilato un modulo di adesione la Fondazione vuole conoscere a fondo chi si prenderà cura del cane». Solo al termine di uno screening approfondito arriverà l’eventuale «ok» alla cessione. E le domande sono sempre molte di più dei cuccioli disponibili.  

Quest’anno però è stata la Fondazione ad acquistare un cane: lo ha preso da un allevamento americano per mischiare le linee e avere meno problemi di consanguineità. Anche se al giorno d’oggi non sono più impegnati sulle valanghe, i San Bernardo del Colle continuano ad aiutare i più deboli partecipando a esperienze di pet-therapy: «In Svizzera organizziamo numerose attività a casa e negli ospedali per anziani, disabili, giovani e autistici».  

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