a cura di Sara Novello

Aumenta il supporto all’uso di animali come terapia per patologie quali la depressione e l’autismo, ma gli “emotional support” non garantiscono alcuna guarigione. Negli Stati Uniti un animale può imbarcarsi su un volo solo se un medico ha firmato una lettera affermando che aiuta il suo proprietario ad affrontare una difficile condizione medica. Delta Air Lines ha trasportato 250.000 emotional support (cosi definiti tali animali) nel 2017, con un aumento del 150% rispetto al 2015. La maggior parte sono cani, maiali, criceti, pavoni ma anche anatre come Daniel che aiuta il suo padrone a far fronte al disturbo post-traumatico.

“La credenza che gli animali possano avere straordinari effetti positivi su alcune patologia è assai diffuso” dice John Bradshaw, antrozoologo all’università di Bristol (Uk) che studia i modi in cui gli esseri umani e gli animali interagiscono e in particolare come gli animali possano aiutare davvero le persone affette da malattie mentali. Bradshaw ha evidenziato che ci sono pochissime prove concrete per affermare che tale interazione possa migliorare la situazione clinica di un paziente. Nonostante questo, un sondaggio del 2014 negli Stati Uniti ha dimostrato che il 97% dei medici di famiglia  ritiene che possedere un animale dia benefici per la salute

Studi e ricerche sugli effetti della pet therapy

È diventata una routine prendere tutti i tipi di animali tra cui gli asini per case di cura, prigioni, scuole, ospedali. Persino una ventina di animali, tra cui il famoso maialino Lilou, vagano per l’aeroporto internazionale di San Francisco per calmare i viaggiatori terrorizzati dal volo. “Molti studi suggeriscono una stretta relazione tra proprietari di cani e buona salute – afferma ancora Bradshaw – ma la dinamica causa – effetto non è poi cosi chiara”.
Uno studio condotto in California nel 2014 ha rilevato che bambini in famiglie con animali domestici erano più sani e più attivi di quelli senza, tuttavia erano più possessivi. I ricercatori conclusero che gli effetti positivi erano dati da un risultato di fattori socio-economico. “La gente confonde il sentirsi bene in presenza di animali con i benefici clinici a lungo termine – spiega Bradshaw – Quando si accarezza un animale domestico, i livelli di ossitocina ed endorfina aumentano, la pressione sanguigna scende e il battito del cuore diventa più regolare ma non ci sono prove che questo star bene si traduca in una possibile guarigione a lungo termine”.

Una revisione del 2017 ha rilevato che nonostante l’uso diffuso delle terapie sugli animali, la ricerca scientifica sulla sua efficacia e su come essa potrebbe concretamente funzionare è assente. Alcuni studi hanno rilevato che la presenza di animali può avere un effetto incoraggiante sui pazienti degli ospedali e sugli ospiti delle case di cura. Questo potrebbe essere determinato dal fatto che gli animali di per sé aumentano l’umore delle persone in genere rendendo un ambiente sterile più gradevole.

Si potrebbe dunque parlare di un beneficio dal punto di vista dell’interazione sociale aiutata dal rapporto che si instaura tra essere umano e animale, ma non curativo di certe gravi patologie.

Un grande business spesso contro il benessere animale?

L’idea che gli animali offrano benefici per la salute risale agli anni ’60, quando lo psicoterapeuta statunitense Boris Levinson scoprì che alcuni bambini con problemi di comunicazione si aprivano maggiormente agli altri quando il suo cane, Jingle, era presente. Alcuni benefici comprovati li possiamo notare nel caso di bimbi affetti da autismo. La ricerca di Bradshaw mostra che giocare con un cane ha aiutato alcuni bambini autistici a imparare a leggere. Anche in quest’area, tuttavia, gli studi variano nelle forme di trattamento e nei risultati ottenuti. Queste affermazioni non significano che gli animali non possano aiutare le persone, ma senza una ricerca che ne controlli i reali effetti non possiamo sapere quale animale in quale contesto potrebbe essere il migliore.

Nonostante la mancanza di prove, la terapia animale viene reclamizzata come trattamento per patologie gravi come PTSD (post-traumatic stress disorder), depressione e dipendenza trasformandosi in un grande business. Una sessione di “delfino terapia”, in cui le persone entrano in stretto contatto con questo mammifero all’interno di una piscina, può costare fino a 600 sterline l’ora. “Potrebbe essere divertente, ma non ci sono studi che dimostrino alcun effetto benefico di sorta” conclude Bradshaw.

Inoltre, non dobbiamo occuparci solo del benessere dell’uomo ma anche di quello animale. Alcuni animali non sono idonei a queste “terapie”. È quanto sostengono alcuni veterinari: “I cervidi (cervo, daino, capriolo) anche quando allevati in cattività rimangono comunque animali estremamente sensibili allo stress: possono accettare il contatto con le persone che li accudiscono quotidianamente, ma si spaventano facilmente se esposti a persone o stimoli sconosciuti manifestando tutti i comportamenti tipici di un animale in una situazione di disagio: tentativo di fuga e manifestazioni ansiose”.

Nel caso dei delfini, essi sono animali selvatici, anche se addestrati. La Whale and Dolphin Conservation ha chiesto il divieto di tutti i trattamenti con essi, sulla base del fatto che è dannoso sia per gli animali che per le persone.
Inoltre, alcuni studi suggeriscono che in certe situazioni gli animali possono aumentare l’angoscia di una persona. Hal Herzog, uno psicologo della Western Carolina University, ha affermato che gli animali di sostegno emotivo potrebbero prolungare i problemi psicologici di una persona facendo evitare o ritardare la gestione dei loro problemi.

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