Ehlena Fry e il suo cane guida Wonder

Ehlena Fry, affetta da una forma di paralisi cerebrale che ne limita la mobilità, insieme al suo cane guida Wonder. La sua scuola aveva proibito l’accesso all’animale, ma la Corte Suprema degli Stati Uniti ha dato ragione a lei e alla sua famiglia

Si stima che tuttora in Italia il 30% delle scuole, dei mezzi di trasporto e degli uffici pubblici vieti l’accesso alle persone con disabilità visiva, se accompagnate da un cane guida. Si tratta però di un atto contro la legge, come ricorda qui di seguito Gianluca Rapisarda, direttore scientifico dell’IRIFOR, l’Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione dell’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti).
Di recente, ad accendere una volta di più i riflettori a livello internazionale sulla questione del cane guida, è stata una decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti che ha votato all’unanimità a favore di Ehlena Fry, tredicenne del Michigan affetta da una forma di paralisi cerebrale che ne limita fortemente la mobilità, una disabilità che la costringe ad avere bisogno del suo cane guida Wonder, che le facilita gli spostamenti, aprendole le porte e prendendole gli oggetti [della vicenda si legga già ampiamente anche nel nostro giornale, N.d.R.]. La scuola che frequentava la ragazza aveva proibito la presenza dell’animale al proprio interno e quindi la famiglia aveva avviato nel 2012 una causa legale, citando la violazione dell’ADA (Americans with Disabilities Act), Legge che autorizza l’assistenza da parte di animali in qualsiasi Istituzione.

«Qual è la sua opinione – abbiamo chiesto a Rapisarda – in merito alla storia di Ehlena e del suo cane guida Wonder?». «Il lieto fine della triste storia di Ehlena – ci risponde – e del suo cane guida Wonder fa ben sperare che anche nella civilissima Italia venga reso concretamente esigibile il diritto di accesso con il cane guida nelle scuole, nei luoghi e mezzi pubblici, da parte delle persone con disabilità visiva, riconosciuto per legge. Infatti, non è ancora abbastanza noto che in tema di autonomia e mobilità delle persone con minorazione della vista, possiamo contare, nel nostro Paese, su leggi tra le migliori a livello europeo. Peccato che – proprio perché non le si conosce bene – troppo spesso non si riesca poi ad applicarle in maniera davvero compiuta nei luoghi e nei mezzi di trasporto pubblici. E questo fa sì che in realtà non ci sia una vera integrazione, con conseguenti difficoltà da parte dei non vedenti e degli ipovedenti a raggiungere apprezzabili livelli di autonomia e di inclusione. Si tratta esattamente, come è sempre opportuno ricordare, della Legge 37/74, poi integrata e modificata dalla Legge 376/88 e infine dalla Legge 60/06. Tutte queste norme prevedono appunto che i responsabili della gestione dei trasporti e i titolari degli esercizi aperti al pubblico che impediscono od ostacolino, direttamente o indirettamente, l’accesso alle persone con disabilità visiva accompagnate dal proprio cane guida, sono soggetti a una sanzione amministrativa pecuniaria consistente nel pagamento di una somma da 500 a 2.500 euro».
«Purtroppo – prosegue Rapisarda – nonostante le avanzate norme sopra citate, in Italia siamo ancora costretti a leggere ogni tanto sulle testate giornalistiche e sui siti web di dirigenti scolastici, proprietari di alberghi e conducenti di autobus e taxi che rifiutano l’accesso alle persone con disabilità visiva, se accompagnati dal proprio cane guida».

«Ma vi sono esempi di “buone prassi” – chiediamo -, che vadano in controtendenza a tale diffuso trand negativo?». « Per fortuna – spiega il Direttore dell’IRIFOR – più del 70% dei prèsidi, gestori di esercizi pubblici e conducenti di mezzi di trasporto sono tanto sensibili e disponibili a perorare la nostra causa di libertà. Per questo li ringraziamo davvero, ma ci piacerebbe che ciò avvenisse non solo per gentile concessione, ma per una piena consapevolezza che l’accesso delle persone minorate della vista nelle scuole, nei luoghi e mezzi pubblici con il cane guida è un loro sacrosanto diritto da tutelare, senza se e senza ma».
«In tal senso – conclude Rapisarda – credo sia giunto finalmente il momento che dalle scuole italiane parta sul tema una seria e capillare campagna di formazione e sensibilizzazione, per far comprendere soprattutto ai giovani che il cane guida non è solo il simbolo della cecità, ma che, al contrario, costituisce per le persone con disabilità visiva un concreto e insostituibile ausilio di mobilità e un preziosissimo compagno di inclusione e pari opportunità».

Delle battaglie per il diritto all’accesso dei cani guida – condotte con forza, oltreché dall’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), anche dall’Associazione Blindsight Project – «Superando.it» si è occupato molto spesso in questi anni. Nella colonnina a destra dell’articolo raggiungibile a questo link, elenchiamo i contributi da noi pubblicati su questo tema negli ultimi tre anni.

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