Lo scovano nei cespugli o sotto le panchine. Spesso al Valentino, ma anche in altri giardini della città. Fiutano il pezzetto di hashish durante la passeggiata e se lo mangiano. Succede a tanti cani di Torino, più di quanto non si creda. Al pronto soccorso del Centro Veterinario di Lungo Dora Colletta arriva più o meno un caso di intossicazione da hashish al mese. Tanto che questa eventualità viene prospettata a chiunque arrivi con un cane con vaghi sintomi di avvelenamento dopo l’uscita serale. Come se fosse normale. Nessuno denuncia l’accaduto, dato che si tratta di un incidente ben diverso dalle polpette avvelenate posizionate con l’intenzione di fare male. A volte poi, i veterinari sospettano che il cane abbia trovato la sostanza illecita in casa e che il padrone preferisca non dichiararlo. «Quando ero un giovane veterinario si trattava di una rarità, mentre oggi è un fenomeno in aumento – conferma Carlo Scotti, direttore sanitario del Centro Veterinario Torinese di Lungo Dora Colletta – Noi abbiamo circa 10-12 casi all’anno, secondo me legati all’incremento dell’uso di questa sostanza».

Quando il cane mangia un pezzetto di «fumo» o resti delle «canne» è difficile non accorgersene. Dopo un po’ inizia a barcollare, è sonnolento, a volte cedono le zampe posteriori e cade in uno stato letargico. Molto dipende dalla dose ingerita rispetto al peso. «Tra tutte le sostanze tossiche è la meno pericolosa, di solito si risolve con la fluido terapia, che aiuta a smaltire più in fretta il principio attivo – rassicura Michele Massoni, responsabile del pronto soccorso dell’Ospedale Veterinario ANUBI di Moncalieri – da noi ne arrivano 1 o 2 all’anno, ma è possibile che molti ci sfuggano dato che non si eseguono esami tossicologici». Più rari ancora i casi conteggiati alla Clinica Veterinaria Universitaria di Grugliasco, dove i medici parlano di «eventi occasionali». L’impressione comune è che anche quando l’incidente avviene in casa, si adduca come scusa la passeggiata al parco. «Me lo fa pensare il fatto che spesso si tratta di molossoidi, i preferiti da un certo tipo di proprietari – osserva ancora Massoni – in molti poi lo confessano solo dopo le spese prospettate per ulteriori accertamenti». L’ipotesi di un’ingestione accidentale al parco, però, non è affatto inverosimile. «A noi è capitato due volte con Shaila, sempre al parco del Valentino, la prima volta 2 o 3 anni fa e l’ultima lunedì 25 giugno – racconta Marco, informatico di 28 anni – Abitiamo a San Salvario e mia mamma ha l’abitudine di lasciarla libera all’altezza di via Silvio Pellico, verso la collinetta».

Proprio la zona frequentata dai pusher. La collinetta del Valentino, in particolare nella parte di corso Massimo D’Azeglio angolo corso Vittorio Emanuele, non è solo il loro ritrovo abituale. Ma anche il luogo dove nascondono le dosi di droga. Lo sanno bene i poliziotti del commissariato Barriera Nizza e i carabinieri che eseguono le retate. L’Unità Cinofila della polizia trova spesso palline di hashish nascoste tra i cespugli, vicino agli alberi, in piccoli buchi delle panchine o anche sotto terra. Tenerle addosso sarebbe troppo rischioso a causa dei continui controlli delle forze dell’ordine. Soltanto dopo aver contrattato col cliente e aver intascato il denaro, lo spacciatore indica al cliente dove si trova la droga oppure gliela porge. Ci sono decine di nascondigli di hashish, anche dentro alle cavità degli alberi. Dato che ai cani piace mangiarlo, meglio tenerli al guinzaglio sempre.

6 luglio 2018 | 10:40

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