Dona l’azienda a una fondazione la cui mission sarà occuparsi degli animali. Cani e gatti trovatelli, ma anche selvatici. Il lupo, in testa a tutti. Non è il gesto di un eccentrico miliardario d’oltreoceano ma l’iniziativa di un imprenditore che in pochi anni è riuscito a trasformare l’azienda familiare che produceva lettiere per gatti in una multinazionale, sia pure «tascabile», sbarcando anche negli Usa. Ora quell’azienda diventerà la prima al mondo di «proprietà» degli animali: Owned by the Animals, come annuncia il nuovo logo di Almo Nature.

Protagonista di una storia degna di un libro di fiabe è Pier Giovanni Capellino. Primo al mondo anche quando aveva scelto di produrre pappe per cani e gatti senza additivi, preparate con alimenti idonei al consumo umano, girando l’Italia in cerca della materia prima più genuina. Ispirato, racconta, dal suo cane di nome Salento. Un jack russel trovato mezzo morto, e salvato nell’estate del ‘93, sulla superstrada Tricase-Santa Maria di Leuca: «Nella mia vita ho vissuto con gatti e cani». Ma è stato Salento, talmente intelligente da meritarsi dal suo padrone il titolo ad honorem «dottor Salento», ad «educarmi, farmi scoprire la natura e insegnarmi il rispetto».

Capellino ci tiene a sottolineare che la sua scelta non è un atto di mecenatismo ma vuole essere il piccolo seme di un’operazione culturale più ampia. Si augura di essere presto imitato: «Cedere la proprietà di Almo Nature alla fondazione significa che l’utile, più o meno 10 milioni di euro all’anno, dovrà essere investito interamente in progetti a favore di cani, gatti e per la tutela della biodiversità in generale». Sulla falsariga della fondazione di Bill e Melinda Gates, ma per gli animali. E ogni persona che avrà comprato una scatoletta di cibo per pet diventerà così indirettamente parte di questo disegno globale. Almo Nature è diventata maggiorenne proprio in questi giorni. In diciotto anni di vita ha visto nascere filiali in tutto il mondo. Ora la svolta. «La donazione è un atto irreversibile. Non consegno un’impresa decotta alla fondazione, ma florida, con i mezzi per potersi occupare della finalità che si è data, la tutela della biodiversità. E sono convinto che anche per il centinaio di persone che lavorano in azienda questa sia una bella prospettiva, che il loro impiego sia meno alienato e alienante».

Dopo dottor Salento nella sua vita è entrata Eoié. «Sarà la presidentessa della fondazione. È un cane arrivato a Genova, dove vivo, dalla Romania. Era in un campo di zingari che furono rimandati a casa con il foglio di via. La trovai cucciola in un canile. E la certezza della sua provenienza mi venne dall’incontro casuale, qualche tempo dopo, in città con tre zingare alle quali il cane fece tante feste. Era sicuramente stata trattata molto bene». Eoié è ora l’ombra di Capellino. Ha il collare ma nessuno l’ha mai vista al guinzaglio: «La libertà è il diritto base e non potrò mai legarla con il guinzaglio. Ovunque io sia stato, anche all’estero, nessuno mi ha mai fatto osservazione. Forse ispira fiducia».

Il rispetto è la chiave per cambiare il mondo, ripete l’imprenditore. «Se c’è rispetto si può modificare il rapporto degli uomini con gli altri esseri viventi e con la madre terra». Capellino da tempo dedica fondi e tempo anche ai selvatici. Dal progetto «Lupi in Toscana» — tutela dei lupi e protezione degli allevatori donando cani pastori maremmani — al sostegno di gattili e canili e proprietari di animali in difficoltà economica fino al Dog Blood Donors, prima banca dati per cani donatori di sangue in Italia. Sede della fondazione, una villa a San Salvatore Monferrato (Piemonte) con 10 ettari di terra e anche un centro di ricerca sperimentale per l’agricoltura.

31 marzo 2018 (modifica il 31 marzo 2018 | 07:56)

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