Domani 18 settembre, entra finalmente nel vivo, con la prima udienza, il procedimento giudiziario che vede protagonista l’allevamento “Amico Cane” di Isola della Scala (Verona), struttura in cui, secondo l’accusa, oltre 300 cani, insieme ad altri animali, sarebbero stati detenuti in condizioni di estrema sofferenza e assoluta mancanza di igiene.

Imputati, per i reati di cui  agli artt. 81 cpv, 110, 544 ter, 727 c.p., i due gestori e la veterinaria responsabile dell’allevamento “perché in concorso tra loro […] senza necessità, detenevano circa trecento cani, appartenenti a razze diverse e circa trenta animali da cortile, tra cui bovini, pony ed avicoli, in condizioni incompatibili con la loro natura e produttive di gravi sofferenze sottoponendoli a comportamenti insopportabili per le loro caratteristiche etologiche, nonché cagionando agli stessi lesioni, anche omettendo di prestare loro le opportune cure e la necessaria assistenza veterinaria”.

Nella citazione in giudizio si parla di cani tenuti in spazi tali da non “consentire un’adeguata possibilità di movimento, […] tenuti costantemente sporchi con all’interno abbondante presenza di feci […] con ciotole rovesciate o contenenti acqua sudicia. […] modalità di detenzione per effetto della quale gli animali manifestavano una condizione di grave sofferenza conseguente a stress cronico ed una serie di anomalie etologiche quali ad esempio il freezing, gli uggiolii continui, la masticazione nevrotica delle ciotole, la coprofagia, l’abbaiare isterico”. A ciò vanno aggiunte le lesioni e le malattie, dermatiti, otiti, parodontiti, ernie, ulcere, lesioni cutanee ed oculari, tumori mammari grave denutrizione, diarrea profusa e parassitosi, patologie in ordine alle quali nessuna cura e nessun accorgimento igienico-sanitario era intrapreso” e le condizioni di particolare sfruttamento cui erano sottoposte le fattrici “con totale disfacimento fisico e mentale”. Un quadro agghiacciante che non ha risparmiato neanche gli animali “da cortile” ospitati in ripari “con copertura in eternit in mancanza di aree pulite ed asciutte per il riposo, con mangiatoie vuote ed abbeveratoi contenenti acqua torbida […]su un corposo strato di rifiuti composto dalle proprie deiezioni misto a deiezioni provenienti dall’allevamento dei cani”.

Sono immagini di orrore, quelle riportate negli atti, confermate dai racconti di chi in quei capannoni, negli anni, ci è entrato: scene di crudeltà che fanno male al solo ascolto e di cui la mente fatica a liberarsi.

Alla vigilia del processo, vogliamo raccontare la storia che ha dato origine al sequestro di tutti gli animali ed è proseguita con la successiva mobilitazione, sotto la regia della Sede LAV di Verona, per la presa in cura e l’affido degli oltre 300 animali liberati dall’allevamento ad opera dell’allora Corpo Forestale dello Stato.

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