La Corte d’Appello di Milano ha purtroppo confermato la condanna, emessa nel novembre 2015, a carico dei 13 attivisti imputati a vario titolo per furto, rapina, lesioni e resistenza al pubblico ufficiale, per aver salvato più di una sessantina di cani beagle dall’allevamento per la vivisezione Green Hill a Montichiari (Brescia) il 28 aprile 2012. La Corte d’Appello ha però concesso il beneficio della non menzione ad alcuni degli attivisti.

La LAV ricorda che i titolari dell’allevamento e il medico veterinario di Green Hill sono stati condannati, nei tre gradi di giudizio, per i reati di uccisione e maltrattamento degli animali allevati nella struttura di Montichiari (Brescia), poi definitivamente chiusa.

Nel rispetto delle decisioni dell’Autorità giudiziaria, e in attesa di leggere le motivazioni della sentenza, riteniamo che alla luce dei successivi accadimenti nella struttura e soprattutto delle relative condanne a carico di responsabili e veterinario di Green Hill, la condanna degli attivisti sia in contrasto con il riconoscimento dell’animale quale soggetto, essere senziente e non res, con la conseguenza che gli attivisti coinvolti non hanno assolutamente rubato qualcosa ma piuttosto salvato vite animali da maltrattamenti e uccisioni.

La difesa degli attivisti ha contestato fino in fondo che potessero essere ritenuti colpevoli coloro che hanno liberato animali allevati in una struttura in cui è stato successivamente accertato il maltrattamento e la morte dei beagle, invocando la legittima difesa dei ragazzi nell’interesse degli animali, la cui la vita non può essere considerata al pari di un bene mobile oggetto di furto.

(foto Filippo Venezia)

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