Cani e gatti alla Casa Bianca, la politica del “pet”

Condividi

24 luglio 2017

Ce n’eravamo occupati in tempi non sospetti, all’indomani della sorprendente elezione del tycoon newyorkese ma ora, all’avvicinarsi dello scadere del primo tormentato anno di presidenza, il posto vacante di “animale domestico” alla Casa Bianca rischia di diventare un altro piccolo caso politico per Donald Trump.

A riguardo è stato perentorio in questi giorni il comunicato di Stephanie Grisham, portavoce di Melania Trump: “La famiglia presidenziale non ha ancora preso una decisione per cui per il momento non ci sono piani.” Di certo se Trump dovesse decidere di rimanere senza ‘pet’ confermerebbe la sua vocazione alla rottura, interrompendo una lunga tradizione presidenziale: da Fala, l’amatissimo terrier di Franklin Delano Roosevelt a Millie lo springer spaniel inglese di George Bush senior che meritò una parte in un episodio dei Simpsons.

Da tempo ormai l’ingresso di cani e gatti alla Casa Bianca è un momento di comunicazione politica, un altro di quei “segni” con cui un Presidente cerca di marcare il carattere della propria amministrazione. Quando Bo, il cane d’acqua portoghese fu preso dagli Obama, la notizia conquisto le prime pagine. Jennifer Pickens, una esperta della ‘social life’ del 1600 di Pennsylvania Avenue e autrice del libro “Animali domestici alla Casa Bianca, dichiara all’Associated Press: “Praticamente tutti hanno avuto un ‘pet anche se non necessariamente all’inizio del mandato.”

Potere e animali sono andati a braccetto a lungo dice Doug Wead, membro dello staff all’epoca di George Bush senior, ricorda come, dopo che Millie abbe partorito i suoi cuccioli, fu organizzato un evento, pianificato con la stessa cura di una vera e propria cena di Stato. Pickens conferma e aggiunge che Millie è stata il primo cane della Casa Bianca dell’era moderna, lo “strumento” che serviva a Barbara Bush per trovare una connessione con il popolo.

L’ex ‘first lady’ ne fece addirittura un ‘best seller’, “Il libro di Millie”, un volume di “memorie canine” il cui esempio fu prontamente seguito da Hillary nel 1998 con il libro per bambini dedicato a Buddy e al mitico gatto Socks che includeva non solo la dettagliata descrizione delle loro abitudini e le loro foto ma anche le lettere indirizzate a loro dai bambini.

Il “ruolo politico” degli animali domestici emerse anche dopo l’11 settembre quando, per un certo periodo la Casa Bianca fu interdetta alla visite. All’epoca, per mantenere la connessione l’amministrazione Bush fece circolare alcuni video e in particolare le “Barney Cam”, una serie di clip che mostravano le scorribande del piccolo terrier scozzese nella residenza presidenziale. Nulla a che vedere per altro con il vero e proprio status da ‘star’ acquisito dal Bo degli Obama, protagonista di ‘show’ televisivi e video promozionali.

Ma la storia dei ‘pet’ alla Casa Bianca risale davvero lontano nel tempo, ben prima di Misty Malarky Ying Yang, il gatto siamese della famiglia Carte o anche di Macaroni il pony appartenuto ai Kennedy che, per altro, tenevano di tutto: cani, gatti, uccelli, criceti e un coniglio di nome Zsa Zsa. Secondo il sito del Museo degli Animali domestici presidenziali, Martin Van Buren, ottavo presidente degli Stati Uniti dal 1837 al 1841, aveva un paio di cuccioli di tigre che poi donò allo zoo e John Quincy Adams, il sesto presidente dal 1825 al 1829, un alligatore.

0 Comments

Leave a reply

©2024 ForumCani.com