Pristina. Kosovo. Estate 2015. Vicino alle basi Nato è nata una piccola comunità di cani randagi. I militari italiani, americani, austriaci, polacchi e di altre nazionalità in qualche modo li aiutano a sopravvivere. Solo le mascotte dei reparti. Quando il termometro scende a meno 25 gradi i cani si rifugiano sotto i blindati, al riparo da neve e ghiaccio; d’estate resti di razioni e cibo per animali aiutano questi branchi di cuccioli, femmine a adulti a trascorrere qualche ora serena. Ma i cani randagi in quelle zone sono vittime degli «abbattimenti pianificati». Le popolazioni locali, salvo eccezioni, non amano gli animali da compagnia. Gli abbattimenti vengono eseguiti anche dalla polizia locale con i fucili. 

Un giorno qualsiasi, una pattuglia di nostri militari incrocia per caso una squadra di esecutori. Avvistato un piccolo branco, guidato da due grossi cani, vissuti per mesi grazie all’aiuto dei soldati Onu, si avvicinano e iniziano a sparare. I due «capi» cadono uno sull’altro. Hanno protetto i più deboli. Ma un fagotto peloso grigio marroncino, riesce a sollevarsi e fugge; stanno per sparare di nuovo. Una mano li ferma. Quella di un carabiniere. «Lasciala andare, dai, la conosco…» è il carabiniere Gianni Girardi che salva una cagnolina dall’«esecuzione». L’altro abbassa le canne del fucile.  

In tutti quei mesi, quel cane magro, poco più di un cucciolo, tutto arruffato, è riuscito a vivere grazie ai capi-branco, che la proteggevano. I l carabiniere se la prende in braccio, con la complicità dei colleghi, e se la porta all’interno della base. Non si dovrebbe. Qui, cibo, attenzioni, coccole. Fine dell’orribile violenza di fuori. Si riprende, e da allora si chiama Nicoletta. Nicoletta, una mattina, durante l’alzabandiera, trotterella verso i ranghi, verso il suo carabiniere. L’indomani gli viene consigliato di prendersi una licenza di tre giorni per portare il cane in Italia, visto che il militare la vuole adottare. Inizia un’avventura: prima il passaporto internazionale veterinario; poi un lungo periodo di cure e vaccini, infine il viaggio. Ad aspettare Nicoletta la famiglia di Girardi. Adesso Nicoletta vive in una villetta della cintura torinese dove ha fatto amicizia con Ettore il bassotto e lentamente scompaiono anche le sue paure.  

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