Il lunario di oggi è dedicato ai gatti e alla loro patrona, santa Gertrude di Nivelles. santa (Landen, Belgio, 626 – Nivelles, Belgio, 659). Gertrude visse in Belgio nel VII secolo. Antenata dei Pipinidi e di Carlo Magno, divenne badessa del monastero di Nivelles a soli vent’anni, carica alla quale poi rinunciò per dedicarsi completamente allo studio e all’insegnamento della fede. Si circondò di monaci dotti, fece incetta di libri e cercò di sradicare superstizione e ignoranza nella sua comunità. Compì prodigi e riuscì nell’intento di riappacificare i signori locali, suggellando i successi con buon vino della Mosella, che il popolo ribattezzò in suo onore con un fantasioso: “filtro di Santa Gertrude”, miracoloso rimedio contro guerra e l’odio. La sua dote più conosciuta è però quella che l’ha portata ad essere la patrona dei gatti. Si racconta infatti che fosse un sicuro rimedio contro le infestazione di topi e che, grazie a lei, le campagne del Brabante furono liberate per sempre dai topi. Non a caso Getrude viene sempre raffigurata in compagnia di affamati toponi. Che per liberarsi dai topi si facesse aiutare dai gatti non è da sapere, ma da allora Gertrude è, a tutti gli effetti, la protettrice dei gatti. Morì in odor di santità a soli 33 anni e la sua festa è il 17 marzo.

A proposito dei gatti, da tempi immemorabili esistono superstizioni e credenze comunissime in ogni luogo.
La superstizione più comune è quella del gatto nero: porta sfortuna incontrarlo o vederlo attraversare la strada. Tale credenza ha origini antiche, dato che già dal ‘500 a questo felino venne attribuita la colpa di essere servo del diavolo e dei demoni, nonché il più frequente travestimento delle streghe.
Sui gatti si dice pure che abbiano nove vite e muoiano solo se sbattono forte il muso e che sentirli miagolare sia di buon augurio. Guai, invece, ad ucciderli: chi lo fa patirà una lunga agonia, sette anni di guai o tredici disgrazie.
Uccidere un gatto soriano, specie se grigio e tigrato, è un atto sacrilego e di cattivo auspicio, dato che la tradizione narra che di questa razza fosse il gatto della Madonna a Nazareth. La prova, si dice, la M scura che portano sulla fronte.
Tra i tanti modi proverbiali, sono simpatici il ferrarese Gatto di piombo, per chi dell’agilità non fa virtù. Il bolognese Essere il gatto di casa, per chi a casa di altri si comporta come fosse nella sua e il romagnolo E’ il gatto sornione quello che rovescia la pentola, un avvertimento a stare in guardia da chi nasconde le proprie reali intenzioni.
E comunque, a Milano, ricordando santa Gertrude: si dice che: Via ul gatt, bala i ratt. Quando è via il gatto, i topi ballano.

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