Oggi ci sono milioni di animali differenti che affollano la nostra Terra, alcuni addirittura non ancora classificati dagli esperti, ma non è sempre stato così: ci sono voluti milioni di anni affinché si formassero gli esseri viventi che noi conosciamo.

I primi organismi viventi erano procarioti, costituiti da cellule prive di membrane interne e in cui il materiale genetico è libero nel citoplasma. I procarioti, e cioè i batteri, sono comparsi sulla terra probabilmente 3,6 miliardi di anni fa, e hanno quindi rappresentato l’unico modello di cellula per più di metà della storia della vita. E’ solo 1,5 miliardi di anni fa, infatti, che sulla terra compaiono gli eucarioti, organismi le cui cellule sono dotate di una membrana nucleare, che racchiude il materiale genetico, e di un complesso sistema di membrane e organuli cellulari.

Convenzionalmente, i cinque miliardi di anni da cui esiste la Terra sono stati suddivisi in varie epoche. Le principali epoche geologiche sono:

L’era archeozoica: dalla formazione della Terra a 3 miliardi di anni fa. In quest’era compaiono le prime forme viventi, costituite da una sola cellula.
Era proterozoica: da 3 miliardi a 600 milioni di anni fa. Compaiono forme viventi costituite da molte cellule, ma ancora senza scheletro.
Era paleozoica: da 600 a 225 milioni di anni fa. Compaiono i vertebrati (animali con lo scheletro), e tra questi i pesci più evoluti, gli anfibi e infine i rettili.
Era mesozoica: da 225 a 70 milioni di anni fa. È l’epoca dei grandi rettili, i dinosauri e della comparsa degli uccelli.
nell’era successiva, la cenozoica, che va da 70 milioni di anni fa a oggi, compaiono i mammiferi e, tre milioni di anni fa, i primi “ominidi”, cioè i nostri più antichi progenitori.

A cavallo tra le ultime due ere gli scienziati sono riusciti a descrivere decine di esseri viventi che popolavano il pianeta, ma ora si sa anche che in quel periodo c’era anche un altro essere a popolare la Terra, grazie a una importante scoperta preistorica avvenuta in Italia e descritta sulla rivista Royal Society Open Science, dai ricercatori coordinati dall’italiana Ilaria Paparella dell’università Sapienza di Roma e dell’università canadese di Alberta. Partecipano alla ricerca anche altri due italiani, Umberto Nicosia della Sapienza e Alessandro Palci dell’australiana Flinders University.

I ricercatori hanno il merito di aver scoperto che in Puglia 70 milioni di anni fa abitava una sorta di lucertolone gigante: si tratta di Primitivus manduriensis, un rettile acquatico chiamato così in omaggio al vino pugliese (Primitivo) e il cui fossile è stato scoperto dalla popolazione nei pressi di Nardò (Lecce), completo di tessuti molli.

Il fossile è così ben conservato che nel suo stomaco i ricercatori italiani, che lo hanno studiato, hanno potuto vedere i resti del suo ultimo pranzo, cioè una lisca di pesce.

Il predatore era lungo un metro, apparteneva al genere dei dolcosauri ed era cugino dei giganteschi rettili marini (mosasauri) che si aggiravano negli oceani del Cretaceo.

I ricercatori sono riusciti a ricostruire tutto il suo aspetto: aveva la coda piatta e il muso appuntito. In più, dalla struttura delle sue ossa pelviche, gli studiosi hanno dedotto che Primitivus manduriensis sapeva sia nuotare sia muoversi sulla terraferma.

È il primo fossile di questo tipo rinvenuto nell’Italia meridionale, inoltre la sua scoperta mostra che questi rettili marini sono vissuti più a lungo del previsto.

“Pensavamo che questo gruppo di lucertole fosse vissuto solo fino a 85 milioni di anni fa”, ha chiosato la ricercatrice Ilaria Paparella.

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