Il proprietario di un cane e il veterinario che si prestò a tagliare le orecchie dell’animale per motivi puramente estetici sono stati rinviati a giudizio con citazione diretta dal pm Maura Ripamonti. I due erano stati indagati per maltrattamento di animali e, nello specifico, “per aver cagionato lesioni senza necessità”. Secondo l’ipotesi avanzata dal pm, infatti, avrebbero agito perché il cane, un American Staffordshire Terrier, con le orecchie amputate avrebbe avuto maggiori possibilità di vincere concorsi di bellezza per questa razza.

Non sarebbe stato quindi un motivo sanitario, a differenza di quanto certificato dal veterinario, a motivare l’operazione di asportazione dei lobi del cane, che all’epoca era ancora un cucciolo. Il pm pertanto non ha creduto alla tesi sostenuta dal veterinario, secondo cui l’animale sarebbe stato sottoposto a intervento chirurgico per ottemperare alla cancrena di entrambi i padiglioni auricolari, causata dalle ferite che si era inferto con dei rovi. 

La procedura di asportazione del padiglione auricolare, detta conchetomia, oltre a essere particolarmente dolorosa e ad arrecare gravi danni ai cani che la subiscono, è vietata dalla legge. Ciononostante alcuni veterinari aggirano il divieto avallando ragioni sanitarie. Tra questi casi rientrerebbe anche quello del medico con studio sui Navigli, che tagliò le orecchie del cane di proprietà dell’avvocato milanese 36enne. 

   

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