La Corte di Appello di Messina, nell’udienza di venerdì 13 aprile, ha confermato le condanne inflitte in primo grado a dieci persone accusate di associazione per delinquere finalizzata all’organizzazione di corse clandestine di cavalli, maltrattamento di animali e organizzazione di competizioni non autorizzate tra animali che possono metterne in pericolo l’integrità fisica.

Da un minimo di un anno a massimo di cinque anni e sei mesi di reclusione, le pene stabilite nell’udienza di primo grado, in cui la LAV era parte civile, del processo scaturito dall’inchiesta “Pista di sabbia”: un’articolata attività di indagine, avviata dal Nucleo Operativo della Compagnia Messina Centro e relativa all’organizzazione di competizioni clandestine tra cavalli, disputate lungo alcune importanti arterie stradali cittadine.

“Le corse clandestine di cavalli  sono uno dei settori di maggiore interesse della criminalità organizzata, in particolare in Sicilia e nel Sud Italia, con un considerevole giro d’affari – afferma Ciro Troiano, responsabile dell’Osservatorio zoomafia della LAV – Recenti inchieste, diverea da questa in esame, hanno confermato l’interesse di alcuni sodalizi mafiosi per le corse illegali di cavalli, in particolare proprio nella provincia di Messina.Solo nel 2016, con dati che riguardano sia le corse clandestine che le illegalità nell’ippica, ci sono stati 8 interventi delle forze dell’ordine, 3 corse clandestine bloccate, 36 persone denunciate, 24 persone arrestate, 22 cavalli sequestrati, 4 stalle e un maneggio sequestrati”.

Comunicato stampa

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