Piedi e mani palmati, occhi come quelli dei gatti per vedere meglio nelle profondità marine e branchie. Ecco come saremo tra tremila anni. Non è lo scenario futuristico di un film di fantascienza, ma uno studio realizzato da Matthew Skinner, un paleoantropologo dell’Università del Kent, secondo il quale gli esseri umani che vivranno nel 5016 potrebbero evolvere sviluppando mani e piedi palmati, polmoni più piccoli e avrebbero meno peli. Il motivo? Muoversi più facilmente in acqua nel caso in cui si trovassero a vivere in un pianeta acquatico, reso tale dallo scioglimento dei ghiacciai.

Questo è solo uno dei tre scenari che il professore ha immaginato per il futuro di uomini e donne. In parole povere, l’uomo si adatterà all’habitat nel quale sarà costretto a vivere. “Saremo in grado di ‘riprogettarci’ nel caso in cui ci trovassimo costretti a dover sopravvivere – ha detto Skinner al ‘Daily Mail’ – Alcune caratteristiche si svilupperanno per necessità, altre lo faranno in modo più naturale nel corso di centinaia di migliaia di anni”.

Nel caso in cui la Terra si trasformasse in un pianeta acquatico, il professor Skinner assicura che l’uomo svilupperebbe una sorta di membrana trasparente per proteggere gli occhi dall’acqua. Se invece dovessimo vivere una nuova era glaciale, per adattarci al’habitat, la pelle diventerebbe molto pallida in modo da produrre più vitamina D per resistere alle basse temperature. Per proteggerci dal freddo, inoltre, svilupperemmo più peli sul corpo e avremmo capelli più folti.

Se infine fossimo costretti a sbarcare su altri pianeti, il nostro corpo sarebbe costretto ad affrontare una grande quantità di cambiamenti per adattarsi all’assenza di gravità. Le braccia diventerebbero più lunghe e le gambe più corte perché camminare non sarà più necessario.

Svilupperemmo quindi dita dei piedi ‘opponibili’ per afferrare gli oggetti che ci graviteranno attorno e perderemmo completamente i denti, visto che saranno utilizzati di meno e la mascella si ridurrà, fino a far rimpicciolire la faccia. Tre scenari decisamente inusuali quelli proposti da Skinner ma sicuramente non improbabili, e che sembrano avere un’unica certezza: qualsiasi sia l’ambiente in cui si troverà a vivere, l’uomo riuscirà comunque ad adattarsi.

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