Nel gatto l’infiammazione esclusiva del parenchima epatico (epatite) è un evento piuttosto raro, mentre decisamente diffuse sono le forme infiammatorie che colpiscono le vie biliari (colangiti) per poi diffondersi al tessuto adiacente (colangioepatiti). Ad oggi la definizione più corretta sarebbe quella di “sindrome colangitica”, epatopatia seconda in ordine di frequenza soltanto alla lipidosi. A causa di particolarità anatomiche tipicamente feline, le colangiti  si riscontrano spesso in concomitanza con malattie infiammatorie intestinali (IBD) e pancreatite, complesso che prende il nome di “triadite”. Il gruppo di studio sulle malattie epatiche WSAVA suddivide la colangite, in base a criteri clinici e istologici in diverse forme: neutrofilica o suppurativa, linfoplasmocitica cronica e linfocitica non suppurativa.

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La colangite neutrofilica viene così definita per il tipo di infiltrato cellulare prevalente che invade le vie biliari e l’adiacente parenchima epatico, i granulociti neutrofili per l’appunto. Normalmente questa patologia ha un’insorgenza, è tipica di animali anziani (dai dieci anni in su) e i segni clinici più frequenti sono ittero, vomito, ipersalivazione e dolore addominale. Si sospetta possa esser causata da un’infezione ascendente dall’intestino ed i batteri riscontrati maggiormente in corso di patologia sono E.Coli, Enterococcius spp, Streptococcus spp, Clostridium spp e Bacteroides spp. Le alterazioni clinico patologiche omuni sono l’aumento degli enzimi epatici, soprattutto la fosfatasi alcalina, della bilirubina e degli acidi biliari, una leucocitosi con shift a sinistra e, talvolta, un profilo coagulativo alterato. Questi segni sono piuttosto generici e aspecifici pertanto la diagnosi definitiva dovrebbe essere affidata all’analisi della bile, mediante colecistocentesi ecoguidata , con coltura batterica, da evitarsi se la colecisti risulta molto ispessita e assolutamente controindicata nei casi di colecistite enfisematosa. Un altro ausilio diagnostico è dato dalla biopsia epatica. La terapia consiste nell’utilizzo di antibiotici, antidolorifici e agenti antinfiammatori, agenti coleretici per fluidificare la bile e antifibrotici protettivi per il fegato oltre ad un supporto mirato nei casi di anoressia (fluidoterapia e farmaci antinausea). Se si interviene precocemente, la prognosi risulta piuttosto buona.

colangite

La colangite linfoplasmocitica (non suppurativa) e linfocitica hanno invece un andamento cronico e una prevalenza di linfociti/plasmacellule a livello di infiltrato cellulare; spesso si associa una fibrosi e una proliferzione dei dotti biliari ed il sospetto è che il sistema immunitario giochi un ruolo importante nell’evoluzione di tale patologia. Gli animali colpiti sono solitamente giovani, minori di 4 anni, e sembrerebbe esserci una certa predisposizione nei Persiani. I segni clinici più frequenti sono l’ittero e l’ascite che tende a peggiorare, sebbene in alcuni animali l’unico sintomo sia la perdita di peso; in altri si nota polifagia o epatomegalia, mentre i linfonodi mesenterici risultano ingrossati. In fasi avanzate di malattia si può arrivare ad avere ipertensione portale, encefalopatia epatica e cirrosi. Da un punto di vista clinico patologico abbiamo un aspecifico aumento degli enzimi epatici, delle globuline e una riduzione di linfociti all’esame emocromocitometrico. Un utile ausilio diagnostico è rappresentato dall’ecografia addominale in grado di svelare l’epatomegalia e l’ascite oltre a dare la possibilità di prelevare il liquido addominale per un’analisi citologica: tipico è il riscontro di un trasudato modificato. Le diagnosi differenziali per questa patologia sono: la FIP, l’epatopatia e il linfoma, ma solo l’esame istologico può dirimere la questione. La base della terapia per le colangiti linfocitiche è l’utilizzo di corticosteroidi a dosaggi immunosoppressivi (1-2mg/kg); nei casi di fibrosi si può ricorrere alla colchicina, per quanto la sua reale efficacia non sia stata ancora provata da studi. Per il resto i farmaci sono si supporto e grande importanza dev’essere data anche all’alimentazione. La prognosi per questa forma di colangiti è riservata.

A cura della dott.ssa Martina Chiapasco della Clinica Veterinaria Borgarello.

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