E’ importante che le malattie dei gatti in grado di minarne la salute, siano riconosciute per tempo. Il micio in questo modo ha più speranze di guarire e si prevengono i contagi fra gatto e gatto. E’ il caso ad esempio della pericolosa enterite infettiva felina, della Felv e della Fiv. Come vedremo, un ruolo fondamentale spesso lo gioca la profilassi. Esaminiamo allora una per una queste patologie nemiche del nostro pet.

Insufficienza renale cronica del gatto

E’ in assoluto una delle più diffuse malattie dei gatti. L’insufficienza renale cronica o IRC indica una progressiva riduzione della funzionalità renale. Non è reversibile e nel corso di alcuni anni o mesi provoca la morte del gatto. La buona notizia però è che le cure ci sono e possono rallentare moltissimo la malattia, permettendo al micio una qualità di vita soddisfacente. E’ importante iniziarle al più presto, quando i nefroni – le cellule renali – ancora funzionanti sono almeno un quarto del totale. Cosa provoca l’IRC? E’ una malattia tipica dell’età senile, più presente in alcune razze: a pelo corto, come abissino, siamese, blu di Russia, oppure a pelo lungo come il gatto norvegese e il persiano. La predisposizione genetica purtroppo può far sì che la malattia si presenti anche in età più giovane, persino nei primi anni di vita. Altri fattori predisponenti l’insufficienza renale cronica del gatto sono:

  • la dieta scorretta;
  • alcuni farmaci come il cortisone;
  • altre malattie, ad esempio ipertiroidismo e ipertensione;
  • avvelenamenti da glicole etilenico o da ingestione di piante: gigli, iris;
  • tumori, policistosi e infezioni renali;
  • Felv e Fiv.

SINTOMI

Quali sono i sintomi della più comune fra le malattie dei gatti? A uno stadio precoce si nota che il micio beve e urina troppo. Quando la malattia si aggrava il gatto appare poco vitale, anoressico, dimagrito, con mantello sciupato e talvolta maleodorante. In bocca possono apparire delle ulcerazioni. Il veterinario rileva frequentemente ipertensione e squilibri elettrolitici, carenza di potassio in primis. A uno stadio ancora più grave si hanno inoltre aumento del fosforo nel sangue e anemia.

I test di laboratorio evidenziano alcune o tutte fra le seguenti alterazioni, in funzione dello stadio della malattia:

  • creatininemia e azotemia elevate: man mano che la funzione renale cala queste due sostanze si accumulano sempre più nel sangue;
  • SDMA (è una scoria metabolica eliminata per via renale) alterata: oggi è il test più attendibile, in grado di svelare l’IRC anche a stadi precoci;
  • squilibri elettrolitici: potassio e calcio possono diminuire mentre il fosforo aumenta;
  • vitamina D: carenza;
  • emogasanalisi: rivela acidosi metabolica, cioé riduzione del Ph fisiologico del sangue;
  • paratormone incrementato: è l’ormone che interviene nella regolazione dei livelli di calcio nel sangue.

Da notare che queste alterazioni sono conseguenza ma anche causa dell’aggravarsi dell’insufficienza renale cronica dei gatti. Per esempio, l’abbassamento del potassio provoca anoressia e debolezza. L’anoressia a sua volta aggrava la malattia.

CURE

Le cure iniziano dalla dieta. Il gatto con insufficienza renale cronica deve seguire una regime dietetico ipoproteico ma con aminoacidi di elevata qualità. In commercio si trovano formulazioni già pronte ben bilanciate. Le diete casalinghe invece sono sconsigliate perché non possono fornire il pool aminoacidico equilibrato e la corretta integrazione di minerali. Altrettanto importante l’idratazione costante. Di norma, infatti i gatti con IRC hanno bisogno di flebo idratanti. Nei casi più gravi si fanno endovenose, altrimenti le sottocutanee Queste ultime sono praticabili anche a domicilio dal proprietario del micio. Per gestire gli episodi di vomito, qui, trovate utili consigli. I farmaci che possono rendersi necessari sono gli antipertensivi, gli integratori per le carenze di potassio, vitamina D e calcio, e i farmaci chelanti -ossia che riducono- il fosforo.

PREVENZIONE

La prevenzione si basa sulla dieta, mai nutrire il gatto con gli avanzi della nostra tavola. Il sale, i conservanti, e alcune sostanze come la cipolla per lui sono tossiche! Gli esemplari anziani hanno sempre bisogno di formulazioni per la terza età, che aiutano anche a prevenire altre malattie.

Leucemia felina da virus

Detta anche Felv, questa temibile malattia del gatto è un’infezione trasmessa da micio a micio tramite i liquidi biologici. Mangiare dalla medesima ciotola, leccarsi l’uno con l’altro, graffi e morsi sono quindi tutte fonti di contagio. Il retrovirus responsabile provoca un’alterazione dei globuli bianchi del sangue, talvolta mortale. Le difese immunitarie infatti si abbassano progressivamente, esponendo il nostro pet ad infezioni e anche tumori del sangue. Per fortuna la leucemia felina da virus non uccide tutti i gatti. Alcuni esemplari infatti riescono a superarla guarendo definitivamente. In altri la Felv diventa cronica, in tal caso il gatto può contagiare i suoi simili.

SINTOMI

La malattia si riconosce perché provoca un deperimento dell’animale malato, con febbre, anoressia, difficoltà respiratorie ed astenia. La conferma si ha però solo con un test apposito di laboratorio.

CURE

Le cure si basano soprattutto su norme igieniche: mantenere pulito l’ambiente in cui vive il gatto ed evitare l’esposizione ad altre infezioni, quindi il contatto con altri gatti. Talvolta il veterinario può scegliere di curarlo con l’interferone o farmaci antitumorali. I risultati però sono incerti e gli effetti collaterali pesanti.

PREVENZIONE

La prevenzione si basa sul vaccino per la Felv. Deve essere ripetuto ogni anno e offre una buona copertura. Non garantisce però la totale immunità dalla malattia: alcuni gatti possono contrarla ugualmente.

Immunodeficienza felina virale

Si tratta di una malattia simile alla precedente. Il responsabile anche in questo caso è un retrovirus. L’immunodeficienza felina virale è anche chiamata Fiv o Aids felina. Un nome, un programma: il retrovirus responsabile attacca le difese immunitarie dell’animale rendendolo suscettibile a infezioni che normalmente non gli creerebbero problemi. Anche i tumori del sangue si presentano più facilmente nei soggetti ammalati di Fiv. Purtroppo non esistono vaccini né cure risolutive. Un gatto infetto, se ben seguito, però, può andare incontro a una cronicizzazione molto lenta della malattia. Seguirlo significa vaccinarlo verso le infezioni più comuni, isolarlo dagli altri gatti, curare particolarmente la dieta per evitare infezioni alimentari e sottoporlo a controlli periodici dal veterinario.

SINTOMI

Si può sospettare che il nostro gatto abbia contratto l’immunodeficienza felina virale quando presenta alcuni o tutti fra i seguenti sintomi:

  • febbre;
  • anoressia;
  • infezioni ricorrenti;
  • dimagramento;
  • mantello scadente;
  • astenia;
  • depressione;
  • ulcere del cavo orale;
  • diarrea frequente.

La trasmissione avviene perlopiù tramite morsi, è quindi tipica fra i maschi, specie giovani, che lottano fra loro. Non esiste pericolo di trasmissione all’uomo.

CURE E PREVENZIONE

Nessuna cura è in grado di debilitare questa tremenda malattia.

Nemmeno esiste una prevenzione vera e propria, ma la castrazione/sterilizzazione, rendendo i gatti meno territoriali, riduce i rischi di contagio.

Enterite infettiva felina

La panleucopenia o enterite infettiva felina è un’altra delle più temibili malattie dei gatti. La causa è un virus che colpisce di preferenza i soggetti debilitati: gattini e randagi denutriti. Molto contagiosa, l’enterite si propaga per via orofecale: i felini che mangiano e bevono dalla stessa ciotola sono tutti a rischio.

SINTOMI

Il virus colpisce il sistema immunitario e i sintomi sono:

  • vomito schiumoso e giallastro;
  • grave prostazione;
  • febbre;
  • letargia;
  • incapacità a dissetarsi: il gatto rimane fermo davanti alla ciotola senza bere;
  • diarrea.

Durante la visita veterinaria il curante riscontra anche addome gonfio e alterazioni dell’emocromo con leucopenia -ossia riduzione dei globuli bianchi-. Esistono anche i test diagnostici specifici per l’enterite infettiva felina.

CURE E PREVENZIONE

Le cure consistono nel reidratare il gatto, nell’effettuare una copertura antibiotica per prevenire coinfezioni e nel mantenere il povero micio al caldo e in un ambiente pulito. La mortalità è piuttosto elevata, specie negli animali non trattati tempestivamente. In compenso, i gatti che si salvano diventano immuni a vita. Esiste per fortuna un’eccellente forma di prevenzione: il vaccino.

Fip

La peritonite infettiva felina è una malattia letale trasmessa da un coronavirus. Si tratta della famiglia di virus che provoca anche il raffreddore umano. Come la precedente, anche questa malattia dei gatti si propaga per via orofecale. Alcuni esemplari nascono già infetti, essendo possibile anche la trasmissione transplacentare. La tipologia di virus rende ragione della variabilità della malattia, che esiste anche in una forma benigna di solito asintomatica. Il virus che la causa però può subire mutazioni che portano alla malattia conclamata. Nessuno può prevedere quando e se questo avverrà, purtroppo. Quel che è certo è che il contagio riguarda i gatti che vivono in condizioni promiscue e magari già debilitati.

SINTOMI

Ne esistono tre forme: umida, secca e peritoneale. La prima si caratterizza per l’addome molto gonfio, la seconda per la formazione di granulomi – per esempio all’occhio, al fegato o alle strutture nervose – mentre la terza rimane limitata all’intestino e si manifesta con diarrea, stitichezza e vomito. Comuni a tutte e tre le forme sono altri sintomi come deperimento, perdita dell’appetito e frequentemente febbre. La forma umida è generalmente la peggiore.

CURA E PREVENZIONE

Non esistono cure in grado di debellare la malattia e nemmeno è possibile la prevenzione tramite vaccino. Si ipotizza che lo stress favorisca l’insorgere della Fip. Se si ha un gatto malato, quindi, è bene tenerlo tranquillo e isolato dagli altri gatti. Importanti anche le norme igieniche per prevenire altre infezioni contemporanee. Gli antinfiammatori possono talvolta ridurre temporaneamente i sintomi. La peritonite infettiva felina è pericolosa per l’uomo? No, assolutamente.

Alopecia

Il problema delle chiazze alopeciche è frequente nei nostri beniamini con le vibrisse. Si notano, a volte all’improvviso, delle chiazze prive di pelo. In alcuni casi si osserva anche prurito. Da cosa si dipendono? Ebbene, le cause possono essere diverse. Per fortuna, nonostante l’effetto antiestetico, si tratta di malattie dei gatti di norma curabili e non pericolose. Attenzione però: come vedremo, alcune forme possono trasmettersi all’uomo.

Eccone l’elenco:

  • parassitosi;
  • squilibri ormonali;
  • alterazioni metaboliche da IRC o diabete;
  • cause ereditarie.

L’alopecia da parassiti è causata dalla tigna oppure dalla rogna. La prima è causata da funghi dermatofiti che attaccano le strutture pilifere. La zona priva di pelo può apparire infiammata e ricoperta da scaglie forforiformi. Il contagio avviene da gatto a gatto o a causa delle spore presenti nel terreno. Attacca perlopiù soggetti debilitati. A volte si nota nella stagione degli amori, vuoi per la promiscuità, vuoi perché i gatti sono stremati… Le zone più colpite sono la testa, la gola e le zampe. Può guarire spontaneamente ma è estremamente contagiosa anche per l’uomo. Conviene quindi curarla.

I farmaci sono disponibili per via topica o sistemica. I primi sono la scelta migliore se l’infestazione non è molto estesa o datata. I secondi si usano nelle situazioni più gravi, andrebbero evitati in esemplari debilitati e molto giovani/anziani.

La rogna oggi è rara nei gatti di famiglia. Si riscontra ancora, invece, nelle colonie di randagi. L’agente che la provoca è un acaro, o meglio un gruppo di acari dato che ne esistono varie forme. Le più frequenti provocano la cosiddetta scabbia felina e la rogna auricolare. Le zone colpite appaiono prive di pelo, pruriginose ricoperte da brutte chiazze rossastre o talvolta purulente. Nelle forme più estese è facile percepire un odore molto sgradevole. La forma auricolare si limita alle orecchie. Tipicamente, si osserva il gatto intento a grattarsi molte volte al giorno. Le colonie di parassiti sono visibili all’interno delle orecchie come agglomerati di puntini scuri e molli. Più rara la rogna sarcoptica, che tuttavia può contagiare l’uomo. I sintomi di tutte le forme sono ben riconoscibili dai veterinari. Le cure si basano su specifici antiparassitari da applicare per via topica per periodi prolungati.

Gli squilibri ormonali che provocano alopecia sono dovuti a malattie dei gatti non rare ma solitamente non pericolose. Non risultano mai contagiose per l’uomo o per gli altri gatti. Una forma benigna è quella che colpisce le femmine sterilizzate in età molto precoce. L’ipoestrogenismo che ne deriva causa la perdita del pelo in una larga chiazza, sempre simmetrica, sull’addome. A parte l’inestetismo non crea problemi e di norma è temporanea. In altri casi è il rialzo degli ormoni surrenalici o maschili a determinare il problema. Se non si tratta di stress, è bene eseguire esami approfonditi: talvolta può esserci all’origine un tumore delle gonadi o dei surreni.

I principali squilibri metabolici all’origine dell’alopecia sono l’insufficienza renale e il diabete. In questo caso occorrono esami più approfonditi per capire la causa. Le cure, ovviamente, consistono nel trattare la malattia alla base.

L’alopecia ereditaria, infine, è tipica di una particolare razza: il gatto sphynx. In questo caso è totale e non curabile. Questa razza è piuttosto delicata, dato che la mancanza di pelo può provocare disidratazione, ipersensibilità al caldo e al freddo e scottature. Ad ogni modo la forma ereditaria non si considera appartenere alle malattie dei gatti. In effetti, i gatti sfinge sono piuttosto richiesti… e costosi.

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