“Continuare con l’attività di prevenzione nei confronti del lupo per salvare il reddito degli allevatori ma, allo stesso tempo, salvaguardare il patrimonio di biodiversità del nostro appennino”. E’ questa, in sintesi, il contenuto della risoluzione presentata dal consigliere regionale del Partito Democratico Alessandro Cardinali dopo le varie polemiche legate alla presenza di questo animale anche nel territorio parmigiano. “Ho chiesto alla regione – spiega – di sollecitare il Ministero dell’Ambiente a rivedere il Piano d’azione nazionale per la conservazione e gestione del lupo ma, soprattutto, di chiedere che vengono definite in modo chiaro il sistema di risarcimento degli allevatori che hanno subito un danno”.

Il lupo è tornato presente anche nel parmense dopo un lungo periodo in cui stava scomparendo creando un impatto sugli allevamenti di ovini e caprini. “Una presenza eccessiva e non gestita dei lupi – dice Cardinali – sta rendendo impossibile l’allevamento allo stato brado, stravolgendo anche il tradizionale lavoro dei pastori che non si possono di conseguenza dedicare alle altre attività che caratterizzano il lavoro in montagna. Purtroppo i protagonisti di questi attacchi sono lupi che nel proprio patrimonio genetico presentano tracce di un passato incrocio con un cane domestico”.

Il problema da affrontare, secondo Cardinali, è proprio questo: questi esemplari ibridi hanno più familiarità con l’uomo e quindi hanno perso la timidezza tipica dei lupi. “Sempre più spesso – spiega il consigliere – abbiamo saputo di pericolosi avvicinamenti alle abitazioni e di numerosi attacchi sia ai cani domestici che ai cani da caccia, così come denunciato anche dal mondo venatorio”.

La regione Emilia Romagna ha avviato da tempo diversi progetti importanti sia sui temi della conservazione della specie del lupo sia di monitoraggio degli ibridi. “Il programma regionale di sviluppo rurale – sottolinea cardinali – ha da poco messo a disposizione ulteriori risorse per 3 milioni di euro che serviranno per l’acquisto di recinzioni e altri strumenti di difesa. Ma ora è necessario che si faccia qualcosa anche a livello nazionale con l’impegno da una parte di salvaguardare questa specie protetta e dall’altra di garantire a chi abita nelle nostre montagne maggiore sicurezza e la possibilità di accedere a rimborsi effettivi e concreti per chi subisce delle aggressioni ai propri animali”.

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