L’anemia emolitica neonatale nel gattino e nel cucciolo è una patologia che si manifesta nel neonato in seguito ad una incompatibilità di gruppi sanguigni materno-fetali.
L’immunizzazione della madre contro il gruppo sanguigno di uno o più feti determina la produzione di anticorpi. Questi ultimi vengono trasferiti al neonato tramite il colostro nelle prime 12-18/h di vita. Le conseguenze possono essere letali in quanto queste immunoglobuline sono in grado di agglomerare e lisare i globuli rossi del neonato determinando una grave emolisi intra ed extravascolare.

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Questa grave patologia si riscontra con maggior frequenza nel gattino rispetto al cucciolo e si può verificare già al primo parto in assenza di una sensibilizzazione materna preliminare.

L’evento scatenante è legato al gruppo sanguigno materno. Si ricorda che nel gatto è stato descritto un unico sistema di gruppi sanguigni che riunisce due antigeni, espressi sia da soli sia in combinazione: tipo A, tipo B e tipo AB.
Solo un terzo di gatti di gruppo A possiede anticorpi anti-B che hanno uno scarso potere immunogeno. Al contrario tutti i gatti appartenenti al gruppo B possiedono anticorpi anti-A a titolo elevato e ad alto potere immunogeno.

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La patologia in questione è stata osservata solo nel caso di accoppiamenti tra madre di gruppo sanguigno B e padre di gruppo sanguigno A. Da questa unione nasceranno gattini di gruppo A o AB che assumeranno anticorpi anti-A dalla madre tramite il colostro. Questi anticorpi una volta raggiunto il circolo dopo l’assorbimento intestinale determineranno la distruzione dei globuli rossi neonatali con conseguenze drammatiche.
La prevalenza di gatti con gruppo B è rappresentata nella figura sottostante.

Per quanto riguarda il cucciolo la patologia è meno frequente. Innanzitutto perché la patologia si manifesti occorre una preliminare sensibilizzazione della femmina. La sensibilizzazione avviene durante una trasfusione di sangue da donatore con gruppo differente dalla ricevente. Questo determina quindi la formazione di anticorpi contro quello specifico gruppo sanguigno estraneo.
La patologia può manifestarsi nel cucciolo quando la madre trasfusa precedentemente viene fatta accoppiare con un maschio appartenente allo stesso gruppo del donatore. Le modalità di insorgenza sono le stesse già viste per il gattino.
La gravità della sintomatologia è proporzionale alla velocità d’insorgenza. Tutto dipende dalla quantità di anticorpi fabbricati dalla madre che passa nel latte ed è assorbita a livello intestinale dai cuccioli (per l’assorbimento occorrono da 36 a 72 ore).
Più il tasso anticorpale è alto e più in fretta la malattia porterà alla morte del cucciolo, più il tasso anticorpale è basso più i cuccioli avranno possibilità di superare la crisi.

Si riconoscono tre forme suddivise in base alla velocità di insorgenza e alla gravità della patologia.
Forma iperacuta: morte dei nascituri nei primi istanti di vita senza sintomi apparenti.
Forma acuta: si riconoscono tra i sintomi debolezza, incapacità di attaccamento alla mammella, anoressia, deperimento, emoglobinuria, ittero, necrosi della punta della coda, necrosi delle estremità.
Forma subacuta: a volte l’unico sintomo in questa forma è la necrosi della punta della coda e la maggior parte dei nascituri sopravvive.

La diagnosi viene fatta in base ai sintomi nel gattino, sospetto per razze predisposte, miglioramento delle condizioni del gattino dopo allontanamento dalla madre, determinazione del gruppo sanguigno dei riproduttori, autopsia (spleno-epatomegalia, ittero).

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Il trattamento prevede l’allontanamento dei nascituri dalla madre e la somministrazione di latte artificiale o l’adozione da parte di una balia.
Dopo circa 48 ore i neonati si possono ricongiungere con la madre poiché l’assorbimento di anticorpi tramite l’intestino non può più avvenire a causa di una drastica modificazione di permeabilità della mucosa intestinale.

In via preventiva bisogna sempre conoscere il gruppo sanguigno della madre.
Se appartenente al gruppo A o AB non ci saranno rischi.
Se appartenente al gruppo B bisognerà farla accoppiare con riproduttori appartenenti al gruppo B.
Se l’accoppiamento tra femmina di gruppo B e maschio di gruppo A o AB vuole essere ugualmente realizzato, bisogna evitare che i cuccioli prendano il latte dalla madre, almeno per i primi tre o quattro giorni, dandoli a balia a una femmina di gruppo A o utilizzando l’allattamento artificiale.
In conclusione possiamo capire quanto sia importante determinare il gruppo sanguigno di due riproduttori, soprattutto se di razza predisposta, giacchè gli anticorpi presenti nel colostro materno potrebbero scatenare l’insorgenza della malattia emolitica nei nascituri.

A cura della dott.ssa Katiuscia Camboni della Clinica Veterinaria Borgarello.

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