ROMA – “E’ vero, tutti danno per scontato che i cani abbiamo aiutato gli uomini nella caccia sin dalla notte dei tempi, ma finora non eistevano prove concrete”. Angela Perri, giovane archeologa americana (“Ma mio papà è calabrese”) ora al Max Planck Institute di Lipsia, ritiene di aver trovato l’evidenza di come nacque quell’antica amicizia.

Tutto è iniziato durante una battuta di caccia al cinghiale a cui Perri ha assistito mentre era in Giappone per condurre la sua attività di ricerca. “I cani, degli Shiba, si addentrarono nel bosco e in meno di dieci minuti scovarono il cinghiale, un’operazione che ai cacciatori avrebbe richiesto ore” racconta Perri. “Non solo. Ho anche assistito a scene, all’improvvisa comparsa del cinghiale, gli Shiba si sono frapposti tra l’animale selvatico e i cacciatori come per proteggere i loro padroni. Tutto questo mi ha convinto ad approfondire le mie ricerche”. Ma perché proprio in Giappone? “Perché nell’arcipelago nipponico l’agricoltura si è diffusa molto più tardi che nel resto del pianeta e quindi le popolazioni che si sotenevano con la sola caccia sono sopravvissute più a lungo”.

L’intuizione della ricercatrice italo-americana è stata premiata. Analizzando i resti della cultura Jomon, tribù di cacciatori che a partire da 12mila anni fa colonizzarono il nord del Giappome, si è imbattuta in vere e proprie tombe realizzate per i cani. “Ho analizzato più di 100 sepolture” spiega Perri. “Contenevano dei veri e propri corredi funerari, i cani erano disposti come se fossero accucciati ai piedi del padrone e alcuni indossavano sulle zampe dei braccialetti”. Le teoria della ricercatrice è che gli animali fossero venerati per il loro ruolo fondamentale nella caccia. “Ho esaminato le ossa dei cani trovate nelle tombe, molte mostrano tracce di traumi, compatibili con ferite da caccia, soprattutto se l’animale cacciato è un cervo o un cinghiale” racconta Perri.

Un ulteriore elemento a favore di questa interpretazione è una scena di caccia riprodotta su una campana di bronzo risalente a 2500 anni fa: un cacciatore Jomon punta il suo arco verso un cinghiale circondato da cinque cani.

Ma a sorprendere forse ancor di più è l’altra ipotesi contenuta nello studio pubblicata da Angela Perri su Antiquity: come spiegare che in epoche più recenti non si trovino sepolture di cani e che invece le uniche ossa di questi animali siano stati rinvenute in cataste insieme a quelle di altri animali domestici? “La mia convinzione” risponde Perri “è che con l’arrivo dell’agricoltura i cani abbiano perso il loro ruolo ‘sacro’ e siano stati usati come fonte di cibo: le ossa trovate da un certo periodo storico in poi portano chiaramente i segni della macellazione”.

Dunque anche l’amicizia uomo-cane non ha avuto un andamento lineare ma è stata caratterizzata da alti e bassi. “I cani sono stati venerati o bistrattati a seconda delle epoche e delle culture” conclude Perri. “Ma succede ancora oggi: c’è chi li prende a sassate e chi li coccola come bambini”.
 

0 Comments

Leave a reply

©2024 ForumCani.com