La testuggine azzannatrice trovata a Pomigliano
Due casi di “malanimalismo”: la tartaruga, abbandonata e sequestrata dai carabinieri forestali trovata nel parco pubblico di Pomigliano d’Arco e i padroni di felini puniti dagli animalisti
05 Aprile 2018-La Repubblica
Sono due storie diverse, tutte e due di “malanimalismo”. Cioè di animalismo insano, dissennato. La testuggine azzannatrice, “Chelydra serpentina”, è stata sequestrata dai carabinieri forestali nel parco pubblico di Pomigliano d’Arco. Qualcuno ha notato che nel laghetto dei giardini, frequentato da molti bambini, c’era qualcosa di insolito. Oppure, invece, qualcuno che ha abbandonato la tartaruga, sapendo che comportava rischi, ha telefonato al 112. Malafede.

Hanno comprato una tartaruga sapendo che si tratta di un animale che sta bene solo nel proprio habitat, nel Nord America, che con un colpo del “becco”, veloce ed estremamente allungabile (fino alle zampe posteriori), può staccare pezzi di arti a una persona. Ma possono anche essere stati vittime di venditori truffaldini, che non hanno fatto rilevare la pericolosità per chi non sa maneggiare un animale del genere. Comunque sia, la testuggine era finita nel pantano di Pomigliano, e ieri, con le dovute cautele, i carabinieri forestali l’hanno prelevata e affidata temporaneamente allo zoo di Napoli, dove le sarà costruito un apposito exhibit per farla vivere il meglio possibile. Attenzione ai venditori di animali esotici.

Attenzione a chi dice che “sono allevati e nati in cattività”. I rapaci, per esempio, non sono fatti per stare in casa, esposti alla luce e ai rumori perennemente, e alle molestie dei bambini. Se poi qualcuno si fa male, non dite che dalle colonne di questa rubrica non vi avevamo avvertiti.

L’altra storia di malanimalismo è quella dei gatti “desaparecidos”. Ci sarebbero anche i cani, ma siccome quelli hanno per legge il microchip, scompaiono un po’ meno. Non stiamo parlando di maltrattamento, anzi. Capita a molti che, quando tengono i loro gatti liberi, non se li vedono più tornare a casa. Hanno dato fastidio a qualcuno? Hanno mangiato il canarino del vicino che si è vendicato? No. L’animalista di passaggio ha visto il gatto libero, ha notato che era pulito e ben tenuto, ma c’era un ma: era libero. Grave difetto, per un proprietario, secondo molti volontari, far girovagare i propri felini a rischio di: perdersi; essere maltrattati o uccisi; finire sotto un’auto. Pensando di fare il bene del gatto, che una casa ce l’ha sia pure quando pare a lui, lo prelevano e lo destinano ad altre famiglie.

È vero che a un animale bisogna assicurare il massimo del benessere e della sicurezza. Ma siamo poi certi che la successiva famiglia, ritenuta più affidabile, terrà il gatto come il volontario pensa debba essere tenuto, ossia riuscirà a chiuderlo in casa rendendolo felice? Esistono gatti che sembrano felici fuori, ma invece non sognano altro che un divano. Ed esistono gatti capaci di violare chiavistelli, pur di guadagnarsi la libertà. Perciò, si valuta caso per caso. Fermo restando che se si vive a ridosso di un’autostrada sarebbe meglio impedire al gatto di uscire o meglio ancora, sarebbe utile non prendere alcun gatto per non metterne comunque a rischio la vita. Una delle vittime del fenomeno dei gatti “desaparecidos”, comunque, ha scritto ai giornali perché sia restituito il suo e i gatti di tutti gli altri che non se li sono visti tornare a casa.

Altri hanno fondato una apposita pagina Facebook. La cosa più semplice è cambiare le leggi regionali che attuano la legge 281 del ’91, stabilendo che anche i gatti, come i cani, siano obbligatoriamente microchippati. Una volta reso identificabile anche il felino, tante illegittimità non verranno più attuate, dai volontari troppo zelanti e da nessun altro. Cercare di tenere il gatto in casa, poi, comunque, non sarebbe male. Si riesce a farlo creando in appartamento delle “altezze” diverse dove possa arrampicarsi, mettendogli a disposizione tanti giochi e palline, insomma non considerandolo mai un soprammobile, che è l’ultima cosa a cui un gatto potrebbe mai essere paragonato.

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