di Elio Mudulu

Ti svegli, dai uno sguardo allo smartphone mentre cerchi di riprendere conoscenza grazie a un caffè e un cornetto. È mattino, l’occhio ti cade sulle ultime dal mare dei tuoi amici, notizie più o meno devastanti sull’economia e l’ambiente, l’ennesimo gattino abbandonato o mutilato per noia, il cagnolino lanciato dal finestrino dell’auto e un paio di foto raffiguranti animali a due zampe (ancora vivi) a fianco a trofei di caccia a quattro zampe (ormai morti).

Sì, siamo nel 2015 e dovremmo essere lontani anni luce dall’uomo che schiavizzava i suoi stessi simili e si cibava di animali. Dovremmo aver imparato il rispetto per tutti, a prescindere dal numero di zampe e dalla posizione attuale; sì proprio quella che attiviamo sullo smartphone, dato che se si nasce dalla parte sbagliata del mondo la vita è tanto dura da affrontare. Lo è altrettanto se si nasce animali e, nello specifico, gatti selvatici australiani.

Sono un ragazzo italiano, semplice, razionale e sino a ieri spettatore del mondo. Mi costerno, m’indigno, m’impegno poi getto la spugna, anche io con gran dignità. Sino a ieri. Perché oggi no. Non sono più in grado di sopportare la superiorità dell’animale più intelligente (almeno per numero di neuroni) sbattuta in faccia agli animali di una qualsiasi specie a random, presa di mira solo perché si è deciso così: per sei milioni di motivi. Sei milioni di dollari contro due milioni di gatti, questo è lo stanziamento erogato dal ministro dell’ambiente Greg Hunt.

La proporzione è presto fatta: 3$ a gatto. Vale così poco la vita di un animale? Probabilmente l’ignaro gatto australiano potrebbe rispondere che sì! La sua vita vale molto di più, ma purtroppo non sa parlare e non potrà mai farlo sapere al ministro Hunt. Quindi ci penso io. Anzi noi, attraverso la petizione che ho aperto su Change.org per fermare questo sterminio.

Noi che abbiamo il dono della parola, noi che ci sappiamo difendere, che sfruttiamo il nostro ingegno per creare cose impensabili, futuristiche e talvolta anche utili. Abbiamo inventato di tutto, scialacquiamo montagne di soldi e sprechiamo qualsiasi risorsa ci fornisca la terra, ma quando si tratta di affrontare un problema scadiamo sempre nella banalità a buon mercato. Probabilmente al ministro Hunt, lo sterminio di due milioni di gatti al costo di 3$ è parsa la soluzione migliore. Per me no.

È ora di finirla, non siamo i padroni del mondo ma ce ne siamo soltanto appropriati. Ricordiamoci che condividiamo la terra con tanti altri individui, un po’ diversi da noi nell’aspetto, ma con i nostri stessi diritti. Lo sterminio di una determinata specie, piuttosto che una razionale e ben strutturata sterilizzazione di massa non può e non deve essere l’unica via. Io auspico che il ministro Hunt utilizzi i fondi per avviare una serie di mirate sterilizzazioni delle colonie feline, così come già accade in altri paesi. Lo sterminio, di qualsiasi essere vivente, non è mai servito a nulla. Non lo è mai stato e mai lo sarà. La storia ce lo insegna.

Rispondo, in ultimo, a tutte quelle persone che mi chiedono: perché questo interesse verso i gatti australiani? Sono gatti, selvatici, e pure lontanissimi! Non importa se parliamo di gatti, di uomini, di piante; io parto da qui. Non voglio più essere spettatore del mondo, fare la parte del leone da tastiera ma, in concreto, una volta distolto lo sguardo dallo schermo proseguire con la mia solita esistenza.

Il mondo si cambia una persona alla volta e non importa quanto distante dalla nostra attuale posizione, sia essa geografica o sociale. Non ho timore a rivolgermi in modo diretto ad un esponente politico, che probabilmente non capirà neppure queste parole se non grazie a un traduttore; anzi spero che la mia voce, amplificata dal sostegno di tutti i firmatari, arrivi laggiù a migliaia di chilometri di distanza per difendere i diritti dei gatti australiani: a loro, purtroppo, nessuno ha chiesto cosa ne pensano.

La petizione di Elio Mudulu è su Change.org. Se vuoi sostenerla, clicca QUI, firmala e poi condividila sui tuoi social.

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