Portare il proprio cane sul posto di lavoro non solo è possibile, ma talvolta benefico.

Che sia possibile lo attesta formalmente la “Giornata internazionale dei cani in ufficio” che, a partire dall’edizione inglese del 1996, si celebra ogni 23 giugno in molti paesi del mondo, Italia compresa.

Che sia benefico lo dimostrano le fotografie sorridenti di molti potenti del mondo in compagnia dei loro amici a quattro zampe: da Obama a Putin, da Zuckerberg al nuovo sindaco di La Spezia Pierluigi Peracchini.

Quest’ultimo, intervistato dal giornalista del Corriere della Sera, Leonard Berberi, dichiara che Bucky – questo il nome del cane primo cittadino –

«Ogni giorno mi abbraccia con le sue zampe, vuole essere lì mentre mi faccio la barba la mattina. Lo porto anche in chiesa»

Ma Peracchini non è il solo cinofilo a La Spezia, e dal Municipio alla Questura, infatti, la distanza non è molta. Qui tra i corridoi troviamo Najra, il labrador del questore Francesco Di Ruberto che al Corriere confessa

«Lo considero il mio quarto figlio, il più piccolo. Sta sempre con me e in ufficio lo porto spesso, qualche volta lo portano in giro i colleghi».

E quando gli viene chiesto quali siano le reazioni, risponde

«Positive, ma faccio attenzione a rispettare chi non vuole avere a che fare con gli animali. Posso però confermare quello che sostengono diversi studi: la presenza di Najra ha un effetto distensivo»

Effetto distensivo che sembra non esserci stato, invece, nel corso del più importante e discusso premio letterario d’Italia, lo Strega, che alla sua settantesima edizione ha visto vincitore il giovane Paolo Cognetti insieme, potremmo dire, al suo fedele amico Lucky. Proprio il cane dello scrittore, infatti – e non il libro premiato, come si potrebbe più facilmente immaginare – ha sollevato le attenzioni e le polemiche di una concorrente, Teresa Ciabatti, che sul Corriere scrive

«Il Nemico (come chiama Cognetti, ndr ) porta il suo cane agli incontri. Va bene è buono… ma rappresenta comunque un disturbo, non è giusto, comincio a protestare io. Di più: cerco di sobillare gli altri candidati contro il cane. Se dovesse mordere qualcuno? Così nel gruppo, grazie a me, si diffonde l’insofferenza per l’animale che culmina in una richiesta esplicita alla casa editrice del Nemico: il cane non può più venire»

Ma Cognetti, forte della vittoria, sorride alle accuse e spiega

«Io e Lucky viviamo in simbiosi. È nato cinque anni fa in montagna, doveva badare a non perdersi nemmeno una mucca e invece era lui che scappava sempre. Così l’hanno dato a me e con lui trascorro metà anno in città e l’altra metà in montagna. Quando sono impegnato viene a disturbare, vuole attenzioni, chiede di giocare»

Può sembrare un aspetto negativo.

«Invece aiuta a concentrarmi di più, a fare in fretta con il lavoro perché c’è lui che mi aspetta»

Anche Lucky, dunque, si è meritato questo Premio.

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