Elisabetta Franchi e Davide AcitoElisabetta Franchi e Davide Acito

BOLOGNA – Una struttura d’accoglienza in Cina per i cani e i gatti salvati dal festival Yulin, la manifestazione nella quale ogni anno decine di migliaia di amici a quattro zampe vengono uccisi per essere mangiati. La missione animalista ha un cuore bolognese, non solo perché il lancio dell’«Operazione Yulin 2018» è stato presentato ieri alla velostazione Dynamo ma soprattutto perché tra gli sponsor principali del progetto c’è Elisabetta Franchi, famosa stilista bolognese nota per le sue posizioni in difesa degli animali e pronta a finanziare il centro.

Action Project Animal

L’Apa, Action Project Animal, è l’associazione regista di tutta l’operazione. Il fondatore del gruppo animalista è infatti Davide Acito, un’attivista che nel 2016 ha visitato la città di Yulin, nella provincia meridionale del Guangxi, dove l’uso della carne di cane e di gatto è molto diffuso, forse più che nel resto della Cina. «L’impatto con quella realtà è stato devastante», racconta Acito accompagnato dal piccolo cagnolino Pippo, uno dei cani salvati gli anni scorsi. Nel tempo l’attivista è entrato in contatto con la Franchi, da subito decisa a intervenire per dare una mano alle sue azioni di salvataggio.

Azienda aperta ai quattro zampe

«Il mio impegno sarà quello di dare gli strumenti, anche finanziari, per permettere alla struttura d’accoglienza di agire sul territorio cinese — spiega la stilista —. Lavoreremo per fare in modo che il centro sia attivo il prima possibile per la salvezza di queste povere creature, e che diventi un albergo a quattro stelle per loro». La maison bolognese ha avuto un forte sviluppo negli ultimi anni, con l’apertura di boutique da Parigi a Dubai, passando per Pechino, partendo dal quartier generale da 6.000 metri quadrati di Quarto Inferiore (Bologna). «Credo che la mia sia l’unica azienda ad aver aperto le porte agli animali, chi la visita incontra 20-30 cani portati dai dipendenti che non possono tenerli a casa — scherza l’imprenditrice —. Poi ho cercato di sensibilizzare il mondo della moda a pensare che indossare una pelliccia non è per niente cool. I nostri clienti ci contattano perché sanno che non usiamo animali nella nostre produzioni, tutto quello che si può fare per tutelarli io lo faccio».

La collaborazione con gli attivisti cinesi

Nel 2016 e nel 2017 le operazioni Yulin erano state portate avanti da Acito con attivisti cinesi comprando i cani alla fiera per salvarli, ma adesso l’obiettivo è cambiato. «La compravendita è stata necessaria per capire come funzionava quel mercato e conoscerne i segreti per bloccare i camion che trasportano gli animali, ora che lo sappiamo vogliamo realizzare un centro a chilometri di distanza da quella città, dove i cani e i gatti potranno vivere in pace — spiega l’animalista —. Purtroppo si tratta spesso di animali malati e in passato più di un terzo di quelli salvati sono morti per il cimurro».

Carne di cane

L’uso di queste carni è infatti pericoloso, ma gli attivisti precisano la loro posizione su questa tradizione. «Non puntiamo il dito contro chi mangia i cani, perché qui mangiamo altri animali — commenta Laura Hubbard di Apa —. In generale le uniche scelte etiche da questo punto di vista sono quelle vegetariane e vegane».

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2 aprile 2018 (modifica il 2 aprile 2018 | 12:19)

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