Dal caso del Caracal, al maiale e alla gallina domestica, la normativa di riferimento sulla detenzione di animali domestici e alcuni consigli pratici per evitare di incorrere in sanzioni

di Claudia Taccani – Il caso del “Caracal” a Milano, un mammifero dei Felidi simile alla lince – esploso come fenomeno social qualche mese fa, ha aperto dibattiti etici e interessanti questioni giuridiche, essendo l’animale appartenente alla lista CITES, Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate da estinzione, che ha lo scopo di regolamentare il commercio di internazionale di fauna e flora selvatiche in pericolo di estinzione.

L’animale, appartenente appunto alla lista anzidetta, è stato sottoposto a sequestro da parte dell’autorità di competenza, al fine di effettuare accertamenti riguardo alla relativa provenienza e documentazione.

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Ma a parte casi così “estremi”, ben regolamentati da normativa di settore – CITES – quali animali possono essere legalmente detenuti in ambito domestico e, perché no, urbano?

Quali animali tenere in casa?

La convenzione Europea per la protezione degli animali da compagnia, conclusa a Strasburgo il 13 novembre 1987, prevede che “Per animale da compagnia si intende ogni animale tenuto, o destinato ad essere tenuto dall’uomo, in particolare presso il suo alloggio domestico, per suo diletto e compagnia”.

Definizione piuttosto ampia che lascia spazio, fermo restando la tutela dell’incolumità e salute pubblica, ad ampia casistica di possibilità, andando pertanto oltre la concezione comune di cane & gatto come unici “amici” dell’uomo.

Ma passiamo a qualche esempio pratico.

Casi pratici e suggerimenti

Da Parigi a Milano, nasce la cultura della gallina domestica: giardino o ampio terrazzo dotato di pollaio che garantisca il benessere dell’animale, senza deturpare la bellezza della proprietà immobiliare e la tranquillità del vicinato.

Con una riforma del 2013 del Codice Civile, sussiste il diritto di detenere nella proprietà privata animali domestici ma, per precauzione, è bene controllare ed assicurarsi che non sussistano limitazioni o eccezioni in un regolamento pregresso o di natura “contrattuale”, al fine di non dover discutere, in tribunale, riguardo alla legittimità o meno di tale clausola.

Ciò premesso, seppur una gallina può diventare un animale domestico è, comunque, considerato “da cortile” e soggetto a determinate prescrizioni.

Per tale motivo, al fine di non incorrere in violazioni ed essere sicuri di poter ospitare tale animale, risulta necessario contattare il dipartimento veterinario dell’azienda sanitaria territorialmente competente e ottenere le informazioni di natura “tecnica-sanitaria”, le disposizioni della normativa locale, nonchè eventuali prescrizioni imposte dal Comune eo dalla legge regionale di riferimento.

Nella città di Milano, ad esempio, è possibile ospitare a scopo domestico un animale di questo tipo, su autorizzazione del Comune, mediante trasmissione di specifica istanza scritta all’Ufficio diritti animali (UTA), previo parere favorevole della ASP che dovrà verificare se, nel luogo di potenziale ricovero delle galline, non sussista alcun pericolo per l’igiene, il benessere degli animali o potenziale danno al vicinato, dovuto a rumori odori provenienti dagli avicoli.

Ma andiamo oltre, estrapolando casi di vita reale che rappresentano un cambiamento culturale in atto: la detenzione di un “mini pig” in ambito urbano.

Il Comune di Torino si è trovato ad affrontare il caso “Elivis”, un maialino vietnamita tenuto, in ambito domestico, con alcuni cani, da una famiglia residente in città.

La questione aveva aperto un dibattito istituzionale che ha avuto esito positivo, anche grazie ad un articolato parere del Garante per i diritti animali della Regione Piemonte che, in sostanza, oltre a sottolineare l’assenza di pericolosità nella detenzione di un “mini pig”, sia sotto il profilo della sicurezza che dell’igiene e della sanità, ha posto luce sulla definizione comunitaria di animale da compagnia, come indicato sopra, dalla Convenzione di Strasburgo.

Anche in Lombardia si è affrontata la questione del “maiale domestico”, con il caso di Morazzone (VA): alcuni maiali extra large, tenuti in un allevamento, sono stati oggetto di confisca a seguito di un procedimento penale per maltrattamento di animali.
I maiali, per fortuna, sono scampati al macello e dati in adozione a privati e ad associazioni protezionistiche, con la garanzia di tenerli come animali d’affezione, a seguito di autorizzazione specifica del dipartimento veterinario pubblico e, addirittura con tanto di iscrizione, nell’anagrafe regionale gestita dall’Azienda sanitaria, come “animali da compagnia”.

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