Su Internet sono divinità indiscusse, con foto e video da milioni di visualizzazioni. E mentre in Italia oggi, 17 febbraio, ricorre la giornata nazionale del gatto, in Islanda un sito web di notizie (Nutiminn) dedica loro un Grande Fratello: Kattarshians. Un reality show a scopo benefico che vede protagonisti quattro gattini di 9 settimane all’interno di una confortevole casa di bambole.

I quattro fratellini – chiamati Guðni, Stubbur, Briet e Ronja – sono stati trovati con la mamma in un’area industriale di Reykjavik. Uno di loro, Stubbur, aveva una ferita sulla coda che ne ha richiesto l’amputazione. Dopo la visita dal veterinario, i gattini sono stati trasferiti nella casetta e sono ora in attesa di essere adottati. In quest’attesa, chiunque può osservarli mentre si azzuffano, giocano, si rincorrono e, soprattutto, dormono indisturbati.

Prima di far partecipare i micetti al live show su Youtube, il progetto è stato esaminato e approvato dall’Icelandic Human Society e da altri gruppi animalisti, come sottolinea lceland Magazine.

Come ha evidenziato uno studio recente dell’Indiana University Media School, vedere filmati di gattini su Internet farebbe infatti bene all’umore, distogliendo dai pensieri negativi e aiutando gli utenti a ritrovare le energie. Tanto che nel mondo sono stati aperti anche diversi bistrot in cui i gatti sono protagonisti e la pet-therapy conferma i suoi effetti benefici su persone che soffrono di ansia, depressione e altre patologie. Il reality appare come una sorta di pet-therapy in diretta, per tutti coloro che non hanno o non possono avere un gatto in casa.

In questi anni il web ha di fatto solo amplificato una passione dalle origini antichissime. Prima di essere personaggi letterari, i gatti sono personaggi mitologici. Ad esempio la divinità egizia Bastet veniva raffigurata come una gatta e la leggenda narra che Artemide, dea della caccia, si trasformasse spesso in un gatto. Avvolti in quest’aura mistica, su Internet i gatti hanno trovato il loro regno.

Nel corso degli anni alcuni gatti sono diventati popolarissimi sul web, come il gatto dall’espressione scontrosa Grumpy Cat o la gattina disabile Lil Bub; con i gattini sono anche nati i cat bombing che di tanto in tanto invadono i profili social dei politici. Su Instagram prendono vita in continuazione profili dedicati ai mici, ai loro cuscinetti sotto le zampe, ai loro occhi, alle loro avventure nelle scatole di cartone.

A loro si ispira il celebre musical “Cats”, a loro si sono ispirati cantautori come Gino Paoli (“La gatta”) o Francesco De Gregori (“Alice guarda i gatti e i gatti guardano nel sole”); a loro sono dedicati successi dello Zecchino d’oro come “Quarantaquattro gatti” o “Volevo un gatto nero”; a loro il mondo dei cartoni animati ha dato grande spazio (dagli Aristogatti allo Stregatto di Alice nel Paese delle Meraviglie, dal Figaro di Pinocchio a gatto Silvestro, fino ad Hello Kitty e Doraemon).

Come sottolinea la giornalista scientifica americana Abigail Tucker nel saggio “The lion in the living room: how house cats tamed us and took over the world” (Il leone in soggiorno: come i gatti ci hanno addomesticato e hanno conquistato il mondo), i gatti ci hanno ormai reso schiavi: sono loro i nostri padroni.

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