Jack e Lola sono i primi due cani, abbandonati nelle zone terremotate, che vengono adottati da due persone cardiopatiche con l’obbiettivo di allungare, e di molto, la vita di entrambi, umani e animali. Un progetto, voluto dalla Fondazione Iseni di Malpensa, che va oltre la tradizionale pet-therapy. 

A questo scopo è stata firmata oggi una convenzione con l’associazione Animal’s Emergency onlus di Trezzano sul Naviglio (Milano). D’ora in poi i pazienti degli Istituti di ricovero e cura-Gruppo Iseni sanità potranno gratuitamente, e ovviamente se lo vorranno, proseguire la loro terapia facendo entrare in famiglia un cane. L’iniziativa prevede che la struttura faccia da tramite con altri centri per l’adozione di animali, sapendo che sono centinaia di migliaia i cani che vengono abbandonati ogni anno in Italia e la gran parte di loro muore investito da auto o per gli stenti. 

Jack e Lola vengono da un centro ad hoc di Foligno, nella provincia di Perugia devastata dai terremoti, partner di Animal’s Emergency che a Trezzano ha una ventina di animali un quarto dei quali già preparati per vivere con un cardiopatico. Ma il vero obbiettivo è ridurre il più possibile la piaga degli abbandoni facendo rete con ospedali e enti animalisti e allo stesso tempo sperimentare sul campo l’aspetto positivo della terapia a quattro zampe sostenuto in studi pubblicati, per esempio, dalla rivista scientifica “Circulation”. 

«La presenza per tutta la vita di un cane, e quindi non con il solo sistema inglese dei cani addestrati per i bambini negli ospedali per breve tempo, può aumentare la vita dei cardiopatici di ben quattro volte – ha spiegato Andrea Macchi, direttore generale di Iseni Sanità -. Il tono simpatico si riduce, scendono i valori di pressione, glicemia e colesterolo. Insomma essere positivi, doversi occupare di un cane, fare più moto anche per portarlo fuori migliora la vita per non parlare degli aspetti psicologici». «I nostri `arlecchini´ sono scelti anche valutando le compatibilità con le persone e poi sono inseriti gradualmente nelle famiglie», ha precisato Nino Ussia, presidente di Animal’s Emergency. «Il progetto rientra nella umanizzazione della cura, nel concetto che il malato deve sempre essere messo al centro della terapia», ha sottolineato Fabrizio Iseni presidente della Fondazione omonima. 

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