Nella generalizzata fuga vacanziera dalle città, spesso ci rimettono i più deboli. In nome della presunta libertà da tutto e tutti, si sacrificano anche gli amici più fedeli. In vista delle ferie suona un campanello d’allarme per cani e gatti domestici. Sono proprio questi devoti compagni, speciali campioni di empatia, che all’improvviso si trovano vittime del più crudele dietrofront umano nei loro confronti, l’abbandono. Un tradimento che si consuma sempre uguale e sempre diverso ogni estate, in percentuale variabile ma con tragica puntualità. A causarlo è un repentino cambiamento di punto di vista da parte dell’umano: considerato fino alla vigilia delle vacanze inseparabile dal suo padrone, il cane (o il gatto) di casa si trasforma all’improvviso in un fastidioso ingombro del quale liberarsi. Per il modo basta poco. L’amico va estromesso. La prima mossa è evitare di guardarlo negli occhi. Il resto a seguire. 

Come ogni anno le associazioni animaliste si mobilitano. Si moltiplicano appelli. E si avviano campagne di comunicazione mirate. A Milano, ad esempio, sotto l’hashtag #invacanzaconme il Comune invita a «non vedere la vacanza con il proprio animale come un problema ma come un’occasione per divertirsi e per stare insieme, facendo lunghe passeggiate, bagni e giochi in compagnia». In un filmato di undici secondi, una ragazza dichiara con leggera inflessione meneghina: «Ho voglia di una vacanza indimenticabile», e abbracciando il suo cagnolino nero dal manto vellutato, aggiunge risoluta: «Ti porto al mare con me». In città sono mandati a ripetizione, su schermi e visori, piccoli video che non hanno bisogno di parole. Mostrano cani e padroni che giocano su prati verdi. E i quattrozampe che si producono gioiosi in capriole e salti, animati da scomposta contagiosa euforia.  

Del resto, è risaputo: sconoscendo ipocrisia e convenzioni, gli animali danno libero sfogo alla loro gioia. Non se ne vergognano e non la nascondono. Sanno monopolizzare l’attenzione e dare attenzione. Restituiscono con surplus generoso l’affetto che ricevono. E se venire esclusi e dimenticati da chi li aveva adottati può spegnere in loro la voglia di vivere, sentirsi accuditi invece li rende felicissimi come dimostra in un frammento di video milanese un cagnolotto bianco che tutto beato fa il bagnetto in una tinozza di plastica verde.  

A Bologna, la rete civica Iperbole mette l’accento sui rischi concreti dell’abbandono, perché l’animale che lo subisce si «ritrova all’improvviso in un luogo sconosciuto e senza più riferimenti. Confuso, spaventato, potrebbe diventare facile vittima di incidenti». L’assessora ai Diritti e Benessere degli animali, Susanna Zaccaria, sottolinea che è inaccettabile più di ogni cosa la propensione a considerare gli animali «come oggetti». La campagna bolognese, oltre a svolgere opera di prevenzione, fornisce pratiche indicazioni di comportamento rivolte a chi si imbattesse in un animale abbandonato o ferito. Cominciando dal semplice buonsenso: «Se l’animale è avvicinabile, prova ad approcciarti a lui in modo dolce, mantenendo un tono di voce rassicurante e verifica se ha la medaglietta». Testimonial d’eccezione sono un cane e un gatto, ospiti nel Canile/Gattile municipale in attesa di trovare una casa. Hanno espressione smarrita. Sotto la loro immagine, una frase ammonisce tutti gli esseri umani che si definiscono padroni di cani o gatti. «Non mi abbandonare…mi fido di te».  

I progetti per salvare dall’abbandono estivo gli animali domestici sono tanti e diversificati. Vengono anche perseguiti obiettivi specifici, individuando percorsi di reinserimento degli animali comunque abbandonati nella smania delle vacanze. Per tentare di recuperarli dallo stato di lacerazione emotiva probabilmente intervenuto, si prevede anche il ricorso alla consulenza di esperti e veterinari. Ma, si capisce bene, il problema potrebbe essere risolto a monte. Perché, come sempre, tutto si riconduce al senso di responsabilità del singolo. Alla buona volontà di guardare negli occhi un amico sincero e ricambiargli l’amicizia.  

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