Nell’incessante storia del cambiamento evolutivo, il passaggio al bipedismo ha costituito una delle trasformazioni più importanti per gli esseri umani. L’abilità di camminare su due gambe dritte, infatti, è spesso stata considerata la prova concreta dell’appartenenza alla sottofamiglia degli ominini. Spesso, però, dimentichiamo che altre creature hanno compiuto la stessa impresa centinaia di milioni di anni prima di noi.

Nel lontano Triassico, quando i nostri antenati mammiferi si muovevano rapidamente su arti piegati ad arco (che fuoriuscivano, cioè, lateralmente dal corpo, che sfiorava il terreno) sia i dinosauri sia i poposauri – rettili estinti “cugini” dei coccodrilli – andavano a caccia nei boschi e nelle pianure alluvionali reggendosi su due zampe attaccate direttamente alle anche: la loro postura eretta ha anticipato la nostra di oltre 230 milioni di anni. Ma un recente studio pubblicato su Journal of Vertebrate Paleontology esplora le articolazioni delle ossa e la postura di uno strano pararettile (grande gruppo di rettili anapsidi), Bunostegos akokanensis, retrodatando

ulteriormente l’origine della deambulazione in posizione eretta, indipendentemente dalla postura bipede.

L’insolita creatura è stata inizialmente descritta nel 2003 dal paleontologo Christian Sidor e dai suoi colleghi sulla base dei frammenti di cranio rinvenuti in una roccia del Niger datata da 265 a 252 milioni di anni, cioè nel Permiano, il periodo che precede il Triassico. Nello stesso sito erano stati ritrovati altri resti dell’animale: frammenti di arti, spalle, anche e spina dorsale di almeno nove individui di Bunostegos, il più grande dei quali suggerisce che questa specie potrebbe aver raggiunto una lunghezza di circa due metri e mezzo. L’insieme dei fossili svela che questo animale apparteneva al gruppo dei pareiasauri (Pareiasauridae), posizionato su una linea evolutiva estranea a quella che comprende gli antenati di lucertole, tartarughe, dinosauri e i loro parenti.

I pareiasauri esaminati finora poggiavano su zampe piegate ad arco, perpendicolari al resto del corpo. Mentre gli arti posteriori di questi pararettili erano quasi perfettamente dritti, quelli anteriori si divaricavano lateralmente assumendo la cosiddetta “postura sprawling”, caratterizzata da un posizionamento laterale delle zampe, distanziate fra loro: osservando una ricostruzione degli scheletri, sembra quasi di coglierli nel bel mezzo di una flessione. Ma Bunostegos era diverso. In una descrizione del post-cranio dell’animale (cioè tutti gli elementi dello scheletro escluso il cranio), gli autori dello studio – Morgan Turner, Christian Sidor e colleghi – sostengono che questo pareiasauro avesse sia le zampe anteriori che quelle posteriori erette.

Che Bunostegos fosse diverso rispetto ai suoi simili è dimostrato dalle evidenze. Come scrivono Turner e i colleghi, l’omero di Bunostegos era rivolto verso il basso e verso la parte posteriore del corpo – mentre negli altri pareiasauri era orientato verso il fianco – suggerendo un’articolazione più verticale che non si adatta alla postura sprawling tradizionale. Inoltre, l’articolazione del gomito suggerisce un movimento orientato dalla parte anteriore a quella posteriore, caratteristico degli animali che si reggono su arti eretti. Dunque, se i pareiasauri erano caratterizzati da zampe posteriori quasi verticali, Bonostegos aveva una marcia in più: tutti e quattro gli arti erano dritti.

Continuando a studiare i reperti fossili del Permiano i paleontologi potrebbero scoprire casi simili ma, allo stato attuale, Bunostegos era unico fra le creature del suo tempo. Perché? È difficile risolvere l’enigma senza studiare in modo più approfondito i parenti del pararettile e la sua storia naturale. Tuttavia, Turner e i coautori ipotizzano che la ricerca del cibo, scarso, potrebbe aver giocato un ruolo nell’evoluzione degli arti.

Nel periodo in cui visse Bunostegos, il Niger era un deserto forse caratterizzato da vaste aree di terreno relativamente arido e da alcune zone verdi, nelle quali crescevano piante nutrienti. Avere gli arti eretti rende più facile muoversi in velocità; ecco perché, nel corso delle generazioni, i pareiasauri potrebbero essere stati in grado di spostarsi rapidamente da un mucchio di vegetazione a un altro in modo sempre più efficiente, proliferando così maggiormente rispetto ai rettili grazie alle migliori condizioni di vita. Solo la ricerca futura, però, riuscirà a stabilirlo con esattezza. Per adesso, una cosa è certa: Bunostegos fu una delle prime creature a camminare a testa alta.

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