L’olocausto dei gatti. È l’idea di un villaggio neozelandese, quello di Omaui, nell’estremo Sud dell’arcipelago ai nostri antipodi. In realtà non c’è alle viste nessun progetto di sterminio: semplicemente i gatti saranno sterilizzati, dotati di un microchip e monitorati. E quando moriranno i loro padroni non potranno prendere un altro. Ciò che nel giro al massimo di un quindicennio dovrebbe fare di Omaui un villaggio a gatto zero.

Ma perché questa idea che fa inorridire coloro che considerano il micio il vero migliore amico dell’uomo? Sotto accusa è l’impatto sulla fauna locale della nutrita popolazione felina di questa località della regione del Southland, circa 20 chilometri a sud-ovest di Invercargill. Environment Southland, una sorta di assessorato regionale all’ambiente, ha proposto questa misura per proteggere la biodiversità della zona, particolarmente ricca. Il responsabile delle operazioni per la biosicurezza Ali Meade pensa che la progressiva eliminazione dei gatti avrebbe un effetto positivo sull’ambiente di Omaui e dintorni. Naturalmente ci sarebbero regole molto restrittive che i proprietari di gatti si dovrebbero impegnare a rispettare. Ogni gatto domestico dovrebbe essere sterilizzato e fornito di un micro-chip. In questo modo i gatti di Omaui sarebbero totalmente censiti e controllati. I gatti potrebbero continuare a vivere in libertà con l’unico vincolo che, una volta morti, i proprietari non potranno prenderne un altro. Delle telecamere monitorerebbero i danni che i gatti fanno regolarmente alla flora e alla fauna della lussureggiante area. In particolare i mici sarebbero una minaccia per i tui, che sono dei graziosi uccelli endemici tipici della Nuova Zelanda. Ma non solo: «Ci sono gatti che entrano nella boscaglia nativa, predano gli uccelli nativi, predano gli insetti, prendono i rettili, predano ogni cosa. Stanno facendo un bel po’ di danni», dice Meade.

Una decisione che non piace a tutti. I proprietari dei gatti non ci stanno a vedere demonizzato il loro adorato felino e qualcuno teme anche che la scomparsa progressiva dei gatti possa corrispondere a un aumento dei roditori. Accuse che spingono gli esponenti governativi a difendersi: «Non siamo nemici dei felini – dice a Newshub John Collins dell’Omaui Landcare Trust – ma vorremmo che i nostri cittadini proprietari di animali dimostrassero un certo senso civico. Semplicemente la nostra isola non è un posto adatto ai gatti».

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