I lupi in Italia sono davvero “migliaia e migliaia”? Come funzionano i progetti di conservazione a loro dedicati? Le risposte degli esperti LIFE WOLFALPS e LIFE M.I.R.CO LUPO. 

di Eleonora Degano

Un servizio delle Iene andato in onda qualche sera fa ha mandato un messaggio distorto sulla presenza del lupo in Italia, rischiando di vanificare anni di lavoro di tutti gli esperti che, attraverso la penisola, si occupano della conservazione della specie e lavorano per favorirne la convivenza con l’essere umano. Come molti fortunatamente già sanno, l’allarme del servizio “Quando il lupo diventa una minaccia” è ingiustificato, come lo è la scelta degli autori di dare voce a un bracconiere.

Negli anni ’70 sopravviveva un centinaio di lupi nel centro-Sud dell’Italia, ma con il contributo dei progetti di conservazione da allora la popolazione si è ripresa. L’aumento delle foreste, della presenza di ungulati e la riconnessione degli habitat naturali, grazie al progressivo abbandono della montagna da parte nostra, ha favorito la diffusione del lupo e l’ha portato a espandersi naturalmente su tutti gli Appennini e Alpi.

Per saperne di più abbiamo contattato Francesca Marucco di LIFE WOLFALPS, responsabile tecnico-scientifica per il Parco naturale delle Alpi Marittime e Willy Reggioni, project manager generale del progetto LIFE M.I.R.CO LUPO per il Parco Nazionale dell’Appennino tosco-emiliano. La dott.ssa Marucco è stata intervistata anche nel corso del servizio delle Iene, ma della sua testimonianza sono sopravvissute solo poche battute.

Si parla di “migliaia e migliaia di lupi”: quanti sono in realtà i lupi in Italia e quanti nell’area della provincia di Parma cui si fa riferimento?
MARUCCO: La stima è di circa mille lupi su tutto l’Appennino, dalla Calabria alla Liguria.

REGGIONI: L’area cui si fa riferimento nel servizio è l’Alta Val Taro, in provincia di Parma. È esterna al territorio del M.I.R.CO LUPO e non vi conduciamo monitoraggi, perciò non possiamo rispondere con sufficiente affidabilità. Da febbraio 2015, tuttavia, vi siamo intervenuti per catturare i lupi e comprendere meglio sia il fenomeno delle predazioni di cani da caccia, che lì si osservano da un paio di anni, sia quello dell’ibridazione lupo-cane. Le attività preliminari di aprile hanno consentito di ipotizzare la presenza di tre branchi. Grazie alle attività telemetriche e di fototrappolaggio, condotte sui due lupi catturati e appartenenti al branco di Albareto, abbiamo verificato che nel corso dei restanti mesi del 2015 questo era composto da almeno cinque animali.

Quante sono le predazioni da parte dei lupi? La zona interessata dal servizio, in cui si parla di “4-5 a settimana”, è particolarmente colpita?
REGGIONI: Come dicevamo, l’area è esterna al perimetro del Parco Nazionale dell’Appennino tosco-emiliano, perciò non abbiamo numeri precisi. Tuttavia, diversamente da quanto argomentato nel servizio delle Iene in cui si parla di 4-5 predazioni a settimana, da un semplice esame dei dati della Provincia di Parma emerge che dal 2000 a oggi gli eventi regolarmente denunciati sono meno di 15 l’anno nell’intera provincia, dove sono stati liquidati circa 6.000 euro annui per indennizzi di danni da lupo a fronte dei circa 200.000 per quelli da cinghiale. Nell’Alta Val Taro si osservano pochissimi eventi di predazione su animali domestici e una quantificazione annua del danno che raramente supera i 1.000 euro.

Fotografia di Marco Antonelli, LIFE M.I.R.CO LUPO Wolf Apennine Center

Quanto è verosimile che il lupo diventi una minaccia per le persone? Come ci si comporta in caso di incontro?
MARUCCO: Il lupo non è considerato una specie pericolosa per noi e negli ultimi cento anni, in Italia, non sono stati registrati incidenti che coinvolgessero l’uomo. Le attuali condizioni ecologiche e l’elevata persecuzione che ha subito -e ancora oggi subisce- l’hanno reso del tutto elusivo nei nostri confronti. Non per questo si possono escludere incidenti: è necessario rispettarlo in quanto animale selvatico e non avvicinarlo. In caso di avvistamento si può fermarsi a osservarlo, data la fortuna dell’incontro, ma da lontano. È importante segnalare questi eventi perché sono molto rari: se il lupo nota un essere umano, solitamente è lui a lasciare la zona e di rado in modo avventato. Se invece l’incontro è sgradito, la cosa migliore è fare rumore.

Nel servizio si dice che “i cani anti-lupo sono aggressivi”. È cosi? Qual è il ruolo del progetto LIFE in questo senso?
MARUCCO: Un cane da difesa che attacca le persone è un cane allevato male ed è l’eccezione, non la regola. Oltre a incentivare l’utilizzo di recinzioni elettrificate, nell’ambito del Progetto LIFE WOLFALPS vengono forniti cani da guardiania preparati, come i maremmani abruzzesi. Ma soprattutto viene fornita assistenza all’allevatore per addestrarli e renderli efficaci contro il lupo ma non aggressivi con l’essere umano. Abbiamo moltissimi buoni esempi.

REGGIONI: Nell’ambito del Progetto LIFE M.I.R.CO LUPO sono previste diverse attività sul fronte dei cani da guardiania, che ormai sono molto diffusi tra i pastori locali grazie a precedenti progetti LIFE e alla capillare rete di contatti tra i pastori che il parco, attraverso il suo Wolf Apennine Center, ha saputo costruire. Tra le varie attività:

È stata condotta un’analisi dello stato sanitario dei cani presenti nell’area di progetto, in particolare quelli da lavoro delle aziende zootecniche locali. Possono entrare a maggior contatto con il lupo e spesso vengono lasciati senza controllo; è stata istituita e resa operativa un’Unità Veterinaria Mobile del parco, che consente di svolgere l’iscrizione all’anagrafe canina, la sterilizzazione, la vaccinazione e sverminazione su base volontaria dei cani da guardiania e da conduzione; viene distribuito gratuitamente cibo per cani, donato al parco da un’azienda del settore, per ridurre i costi di mantenimento; verrà prodotto e distribuito materiale informativo sul comportamento da tenere quando si incontrano cani a guardiania di un gregge.

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Fotografia per gentile concessione LIFE M.I.R.CO LUPO, Wolf Apennine Center

“Nulla è stato fatto”, commentano Le Iene, ma abbiamo appena visto che non è così. Quali sono le altre attività dei progetti LIFE?
MARUCCO: Il Progetto LIFE WOLFALPS ha l’obiettivo di realizzare azioni coordinate per la conservazione a lungo termine della popolazione alpina di lupo. Interviene in sette aree chiave con un gruppo di lavoro internazionale, che permette la gestione coordinata su scala alpina: dieci partner italiani, due sloveni e numerosi enti sostenitori.

Oltre al monitoraggio, tra le attività previste dal progetto vi sono misure di prevenzione degli attacchi sugli animali domestici, azioni per contrastare il bracconaggio e strategie di controllo dell’ibridazione lupo-cane, necessarie per mantenere la diversità genetica della popolazione alpina di lupo. Anche la comunicazione per i locali, i cacciatori e gli allevatori è un aspetto necessario, insieme ad attività didattiche e conferenze, per diffondere le conoscenze sulla specie, sfatare i falsi miti e incentivare la tolleranza. Altre azioni principali del LIFE, in relazione alle priorità locali, sono:

Lo sviluppo di indagini affidabili per valutare lo status di conservazione del lupo prima e dopo l’attuazione del progetto; l’adozione di misure di prevenzione nelle aree di recente colonizzazione; lo sviluppo, verifica e realizzazione sull’intero arco alpino di nuove e specifiche strategie di prevenzione per diminuire gli attacchi da lupo sul bestiame domestico; la realizzazione di piani di gestione locali per conciliare le attività umane con la protezione della specie, proteggendo i siti riproduttivi dalla perdita di habitat. L’implementazione del piano prevede anche lo sviluppo dell’ecoturismo legato alla presenza del lupo.

Tra le vostre attività c’è anche il controllo del bracconaggio, in particolare di quello legato all’uso dei veleni. Come commentate la scelta di dare voce a un bracconiere?

MARUCCO: Pessima. Speriamo che il Corpo Forestale dello Stato intervenga in merito.

@Eleonoraseeing

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