stefano origone

Cosa fa il gatto quando se ne va in giro? Dove dorme? Mette su famiglia? E soprattutto, quanti sono i gatti a Genova? Se in Giappone si sono inventati la “cat’s street view”, le strade viste dalla prospettiva felina, il Comune ha schedato i suoi randagi. Proprio grazie a Google Maps, l’Ufficio Animali ha creato un database in cui migliaia di zampette segnano i territori. Un “censimento con i baffi”, verrebbe da dire, che permette di tenere sotto controllo la popolazione dei randagi. Grazie al “Grande Fratello”, si sa che le colonie in città sono 800 e i vagabondi hanno raggiunto quota 6350. Più o meno uno ogni cento abitanti. Una gattopoli se contiamo che per ogni quattro famiglie c’è un gatto. Non sono numeri tirati a caso, ma frutto di un lavoro sinergico condotto dai “referenti di colonia felina”, che tutti conosciamo come gattare, e gli operatori della cooperativa “Il Rastrello”, che fa parte del consorzio sociale Omnia, a cui è stato affidato il servizio (105 mila euro) di “gestione, contenimento e monitoraggio della fauna vivente in ambito” urbano. Un universo a quattro zampe e non: gatti, topi, colombi, zanzare e scarafaggi. «Ho incontrato diverse gattare – interviene l’assessore all’Ambiente, Italo Porcile –, anche quelle che gestiscono le oasi più significative, e ho trovato una grande collaborazione, tanto è vero che questo censimento l’abbiamo fatto grazie al loro contributo». Ogni giorno, quando portano il cibo, a orari precisi perché il gatto è furbo e arriva un quarto d’ora in anticipo per non rischiare di rimanere a pancia vuota, le gattare segnano su un blocchetto quanti sono gli animali, se stanno bene, se qualche gattina è in dolce attesa. Il materiale viene poi passato agli operatori, che si occupano di portare dai veterinari gli animali per la sterilizzazioni. Solo così si può contrastare l’incremento demografico. Compito non facile. Nel 2012 i gatti con la carta d’identità erano 4240, nel giro di tre anni sono aumentati di un terzo. «L’unico modo per con contenere l’aumento, è la sterilizzazione e attendere che la popolazioni cali per un effetto naturale». Ma il gatto, che è furbo, allora si riunisce in colonie, in modo da vivere e sopravvivere meglio. Le oasi, o colonie, da 457 sono passate a 800, e le più affollate sono nel municipio Centro Ovest (San Teodoro e Sampierdarena), bassa val Bisagno (Marassi e San Fruttuoso) e Centro Est (Castelletto, Oregina, Lagaccio, Portoria). «Anche

con i gatti, si ripresenta il fenomeno dell’abbandono. Per esempio all’ospedale San Martino parliamo di colonia aperta, dove la gente porta il gatto di cui si vuole disfare. Si trovano gatti cicciottelli, belli, con ancora il segno del collarino». Grazie ai data base georeferenziati, si sa che la popolazione è equamente divisa. I maschi interi sono poco più di 1650, gli sterilizzati un migliaio. Le femmine intere toccano quota 900, le sterilizzate più di 2300.

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