lupo predatoreConvivenza del lupo con le attività umane, ibridazione e randagismo. Il nuovo Piano del MinAmbiente è oggi alla prova dell’Accordo Stato-Regioni.

Il Ministero dell’Ambiente e i rappresentanti delle giunte regionali si accorderanno questo pomeriggio, in via definitiva, sul nuovo Piano di conservazione del lupo. Il Piano prevede 22 azioni e per ognuna sono indicati esplicitamente tempi, priorità, responsabili, programma e indicatori di realizzazione. Sono previste azioni di prevenzione e mitigazione dei danni al bestiame domestico, di controllo del randagismo e degli ibridi, di applicazione delle deroghe, di attività di antibracconaggio, di sensibilizzazione, divulgazione e informazione.

L’abbattimento controllato come estrema ratio- Il passaggio più critico riguarda l’abbattimento controllato, tanto da non escludere che la misura sia stralciata dalle 22 azioni complessive del Piano.  La 22/a misura (“Ordinanza ministeriale per la caccia in braccata”) prevede, qualora quelle precedenti non abbiano dato risultati, un abbattimento controllato fino al 5% della popolazione complessiva di lupi in Italia, previo un piano regionale approvato da Ispra e Ministero.
Alcune amministrazioni regionali, dopo un primo assenso tecnico, il 24 gennaio scorso, di fronte alle proteste hanno fatto marcia indietro. A Lazio e Puglia, contrarie da subito, si è aggiunto l’Abruzzo, mentre Friuli, Veneto, Piemonte, Liguria e Campania, in varia misura, hanno chiesto un ripensamento. La Lombardia ha dichiarato che non si avvarrà della deroga.
La misura potrebbe quindi essere stralciata e ridiscussa in seguito, oppure lasciata definitivamente cadere. La Conferenza oggi potrebbe arrivare ad un Accordo che approva il Piano senza l’abbattimento.
Per il ministro Galletti, si tratta di una misura seria e scientificamente motivata, che non mette a rischio la specie e che comunque va usata solo se tutti gli altri sistemi non hanno dato risultati. A suo avviso, senza questo intervento controllato, gli allevatori finirebbero per risolvere il problema da soli, col bracconaggio.

Tornare alle recinzioni e ai cani pastore- Secondo il Wwf, i lupi in branco preferiscono cacciare animali selvatici, cinghiali e caprioli. Solo i singoli puntano al bestiame. Gli abbattimenti destrutturano i branchi e creano “lupi solitari” che cercano  prede facili. La soluzione al problema al loro avviso è tornare ai tempi antichi: stalle, recinti e “robusti” cani pastore. Il wwf chiede che siano garantite dal ministero dell’Ambiente e dalle Regioni le risorse finanziarie necessarie per attuare le altre 21 azioni previste dal Piano per la prevenzione e il risarcimento dei danni alla zootecnia, per promuovere studi e ricerche indispensabili per una stima attendibile sul numero e distribuzione della specie nel nostro Paese e per azioni efficaci di contrasto del randagismo canino e del fenomeno dell’ibridazione cane-lupo.

Il contesto internazionale- Il lupo è tutelato, a livello internazionale, dalla convenzione di Berna («Convenzione per la conservazione della vita selvatica e dei suoi biotopi in Europa»). L’articolo 9 della convenzione permette, in presenza di determinati presupposti, alcune deroghe alle rigorose disposizioni contemplate per le specie animali elencate; qualora non vi sia altra soluzione soddisfacente e la deroga non debba nuocere alla sopravvivenza della popolazione interessata, gli animali delle specie in questione possono essere abbattuti per prevenire, tra l’altro, danni significativi al bestiame. In base all’articolo 9 sopra citato, la Svizzera ha autorizzato l’abbattimento di alcuni lupi appartenenti alla popolazione presente nell’arco alpino e responsabili di gravi danni ad animali da reddito; 

A livello europeo il canis lupus è una specie identificata e tutelata dalla direttiva 92/43CE (Direttiva Habitat); nonostante l’articolo 12 di tale direttiva vieti «qualsiasi forma di cattura o uccisione deliberata sulle specie», è permesso comunque agli Stati membri di mettere in atto delle azioni di gestione in deroga ad alcune condizioni: a) dimostrare che la deroga è necessaria;  b) dimostrare che non ci sia alternativa soddisfacente all’azione in deroga;  c) dimostrare che l’azione in deroga non abbia impatto negativo sullo stato di conservazione della specie.
In Francia (altra nazione dove sono frequenti attacchi di lupi alle aziende agricole e zootecniche) è stato presentato dal Governo il «piano per il lupo 2013-2017», dove è stata introdotta la possibilità di catturare gli «esemplari» per scopo «educativo»: sulla base dei parametri stabiliti dalla convenzione di Berna, in Francia non si potranno abbattere più di 11 lupi l’anno;

I lupi si sono moltiplicati negli ultimi anni. .Nel nostro paese ci sono fra i 100 e i 150 esemplari sulle Alpi e fra i 1.070 e i 2.472 in Appennino, il 18% dei lupi della Ue.
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Accordo sul Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia, in attuazione della Strategia Nazionale per la Biodiversità.

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