Dici Berio e dici gatto. Gatto Berio. Sì perché ogni biblioteca sembra abbia, o abbia avuto, un proprio felino, come ricordava anche Raffaele Niri  sul Venerdì di Repubblica del 5 gennaio 2005, quando la nota mascotte della Berio si era smarrita per la prima volta ed era stata poi ritrovata, entrando a far parte del Gotha dei felini da biblioteca. Il sornione micio bicolore, infatti, dal 2001 ha soggiornato nella biblioteca civica, fin da quando aveva sede in Via XX Settembre, e si era meritato l’articolo che lo vedeva protagonista insieme a gatti internazionali del calibro di Agatha Christie della biblioteca di Willimina in Oregon, di Piksa di San Pietroburgo, dello scozzese Red o dei nostrani Micia e Micia Mucia rispettivamente di Padova e Gorizia. E non deve stupire, perché come ci ha spiegato un esperto bibliotecario, Alfredo Remedi, che il gatto l’ha conosciuto, “servono a dare la caccia ai topi e negli Archivi di Stato ci sono per decreto. È incredibile come i gatti si comportino in modo inappuntabile. Sembra che si rendano conto del luogo in cui si trovano e si comportino di conseguenza.”

Il quadrupede genovese, insomma, non solo era ben educato, ma al pari di un divo, sembra essere stato l’unico a vantare perfino la propria effige impressa sui gadget, tazze e magliette, e aver dedicata una poesia da Marina Verdini, dirigente della Berio. Finché, però, nel 2011 è sparito di nuovo senza fare più ritorno, nonostante gli appelli pubblici di bibliotecari e abitanti della zona. Da allora le ipotesi sulla sparizione si sono moltiplicate finché è nata la favola Il Gatto Berio dello stesso Remedi, e il progetto di una mostra itinerante dedicata al micio. Si tratta di un evento che coinvolgerà quattro biblioteche, la Berio, la Gallino, la Guerrazzi e la Balbi di Campomorone, sette scuole e sette residenze per anziani della Cooperativa Lanza del Vasto, insieme ad alcune case-famiglia. Un progetto che partirà l’11 marzo, ma che il 16 gennaio è stato presentato nella scuola Villa Ronco da Angela Galasso, responsabile dei progetti didattici del Lanza del Vasto e Ivano Malcotti, operatore socio-sanitario delle Rsa della cooperativa, e il 23 sarà presentato a Savignone.

Infatti la mostra comprenderà, oltre alla favola illustrata e la poesia, i disegni fatti dai bambini, le fotografie che ritraggono Gatto Berio, quaranta pannelli realizzati dagli anziani, che hanno raccolto per l’occasione centinaia di proverbi sui gatti, e curiosità su di lui. In particolare, come dimostrato dalla documentazione, e raccontato da Emanuele Canepa,  oggi dirigente alla Guerrazzi, il micio, non appagato dal pasto che gli veniva preparato per il fine settimana nel parcheggio della Berio, più volte si sarebbe recato per il pranzo domenicale da un vicino ristoratore, che, tra lo scocciato e il divertito, avrebbe inviato la fattura alla biblioteca. E anche la fattura sarà visibile.

Ma che tipo era il gattone bianco e nero entrato ormai nella leggenda cittadina? “Era divertente e si considerava davvero a casa propria, mentre noi eravamo suoi ospiti più o meno tollerati –spiega divertito Alfredo Remedi, che, ora in pensione, ha lavorato sia alla Berio che alla Guerrazzi e alla Gallino-. Penso dividesse il mondo in due categorie: simpatici e antipatici e se gli eri antipatico non c’era nessuna possibilità. Quando voleva farsi coccolare si sdraiava attraverso il varco anti taccheggio, un passaggio obbligato. Io avevo l’impressione di essergli abbastanza simpatico.”
Di sicuro a essere simpatico

a tutti sarà lui, Gatto Berio, per il quale Remedi ha scritto la favola a lieto fine. “Questa fiaba prende spunto da un “personaggio” reale in carne, ossa.., e baffi”, che a forza di leggere libri ha scoperto l’esistenza di Gattolandia, dove si sarebbe recato mettendosi ai piedi, anzi alle zampe, i mitici stivali del Gatto con gli Stivali. E lì visse felice e contento con Silvestro e tutti gli altri suoi simili. Con e senza pedigree.
 

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