L’arrivo di un gattino a casa, così come di qualsiasi altro animale, dovrebbe sempre essere una scelta consapevole e meditata perché richiede responsabilità e conoscenza di poche ma fondamentali nozioni volte a garantire sia il benessere nel nuovo amico a quattro zampe, sia una serena convivenza. Bisogna innanzitutto imparare una prima e imprescindibile regola per entrare col piede giusto nel mondo felino ossia: il gatto NON è un piccolo cane. Personalmente invito a non dimenticarlo mai, il vostro micio difficilmente tollererà fraintendimenti in tal senso… Principalmente sono due gli aspetti che ci si trova a dover gestire: la creazione di un ambiente “a misura di gatto”, inteso non soltanto come organizzazione logistica degli spazi, ma anche come corretta interazione sociale col nuovo co-inquilino e, non meno importante, la sua salute.
Per comprendere appieno le esigenze dei felini bisogna conoscerne la natura, rimasta invariata nonostante il processo di domesticazione. I gatti sono animali profondamente territoriali, abitudinari, amanti della prevedibilità e della familiarità, cacciatori solitari, in grado di badare a se stessi in ogni condizione e, pertanto, estremamente bravi a mascherare qualsiasi segno di malessere o stress. In situazioni di ansia o di pericolo percepito istintivamente prediligono il nascondersi piuttosto che lo scontro diretto; hanno un sistema sociale flessibile, non escludono la possibilità di convivenza con altri gatti con predilezione verso i “consanguinei”, cosa da tener presente se si vuole adottare più di un felino. Tendono a comunicare sia mediante il contatto che l’olfatto, rilasciando feromoni attraverso il muso e le zampe. Quanto descritto è insito nel DNA del gattino ma non ancora espresso, quindi spetta a noi garantirgli un ambiente adatto a crescere e sviluppare il proprio “potenziale  felino” nel modo più corretto ed equilibrato possibile.

All’arrivo a casa, buona norma sarebbe consentire al piccolo di accedere solo ad una stanza per qualche giorno, allestita con tutto il necessario (ciotole, lettiera, luogo di ricovero, giochi). La voglia di esplorare appartiene al normale processo di crescita del giovane felino, sebbene non abbia ancora tutte le risorse necessarie per gestire eventuali pericoli o nuovi incontri, pertanto la scoperta dell’abitazione e di eventuali conviventi animali dovrebbe procedere per gradi e, almeno inizialmente, sotto controllo del proprietario.
Un ambiente “a misura di gatto” va allestito secondo criteri piuttosto precisi:
1. disponibilità di luoghi sicuri: scatole, cucce chiuse, palestrine a più piani dotate di almeno una cuccia su un piano, amache rialzate e tutto ciò che può garantire al gatto la possibilità di “nascondersi” o controllare indisturbato il territorio qualora lo reputi necessario
2. disponibilità di risorse multiple e separate (soprattutto se ci sono più gatti): per risorse si intende cibo, acqua, aree di toelettatura, aree per le marcature mediante graffi, aree di gioco, aree di riposo e sonno: sono tutte ideali “zone” in cui il gatto suddivide il proprio territorio, ciascuna fondamentale per vivere “secondo natura” e ridurre lo stress dell’animale.
3. possibilità di esprimere l’istintivo predatorio: il gatto di casa non ha dimenticato cosa significa essere felino, ed il gioco rappresenta per lui un modo attraverso cui può esprimere le proprie capacità predatorie. Questo è realizzabile se si fornisce al nostro amico a quattro zampe giochi e/o se si rende “dinamico” l’atto di nutrirsi, ad esempio, lanciandogli crocchette da rincorrere o ponendo la ciotola in luoghi che richiedono una certa strategia per esser raggiunti
4. opportunità di sperimentare relazioni positive, prevedibili e frequenti con gli umani: le interazioni con gli umani dovrebbero essere incentivate sin da piccoli e condotte sempre con gentilezza, toni pacati ed non durare troppo a lungo. Ogni gatto ha la propria personalità e preferenze, mutevoli nel tempo, che bisognerebbe imparare a conoscere e rispettare: non forzare mai il contatto, è meglio lasciare all’animale l’iniziativa. Abituarlo da subito a essere manipolato e toccato in tutte le parti del corpo, attraverso brevi “sessioni” giornaliere ricordando che i felini prediligono essere accarezzati dietro le orecchie e sulla testa, meno sulla pancia.

Un discorso a parte merita il trasportino: questo dovrebbe diventare una sorta di “trait d’union” tra l’ambiente rassicurante e conosciuto in cui vive il gattino (casa ed eventuale giardino) e l’ignoto mondo esterno. I felini sono molto restii a ogni genere di cambiamento, hanno bisogno di avere tutto sotto controllo, di conoscere ogni millimetro del territorio che li circonda. Portarli “altrove” risulta sempre stressante ed è qui che entra in gioco il trasportino come “pezzo di casa” che viaggia col gatto, dandogli sicurezza e tranquillità qualora lo si debba spostare in altri luoghi, a maggior ragione dal veterinario!. Buona norma, quindi, è lasciare sempre il trasportino a disposizione del nostro amico a quattro zampe, riempendolo con indumenti, coperte o asciugamani dall’odore familiare e qualche gioco e/o bocconcino per renderlo più “attrattivo”.
Per quanto riguarda la gestione “sanitaria” del gattino, le prime vaccinazioni andrebbero eseguite minimo dopo le 9 settimane  ed il corretto protocollo viene stabilito insieme al medico veterinario in base allo stile di vita dell’animale, ossia alla possibilità o meno che questi possa entrare in contatto con altri gatti di cui non si conosce la situazione sanitaria. Essenzialmente esistono due tipi di vaccini: uno protettivo nei confronti delle malattie respiratorie e gastro intestinali ed uno verso la leucemia felina, patologia invariabilmente mortale. Entrambi richiedono due iniezioni distanziate 3-4 settimane ed un richiamo entro i 12 mesi di vita: da qui in avanti, , come già detto, i protocolli varieranno a seconda dello stile di vita del gatto. Nel caso in cui si dovesse poi portarlo all’estero, lo si deve sottoporre alla vaccinazione antirabbica e, contestualmente, all’applicazione del microchip, requisiti necessari per richiedere il passaporto.  Un fondamento imprescindibile della medicina felina è quello di verificare mediante test ambulatoriale, indipendentemente dalla provenienza del soggetto, che questi sia esente da leucemia (FeLV) ed immunodeficienza felina (FIV): l’indagine può esser svolta a partire dai due mesi di vita e, in ogni caso, prima di procedere con la vaccinazione contro la leucemia felina.

I parassiti intestinali richiedono trattamenti una volta al mese, a partire dalle 8 settimane, per almeno 3 volte poi in base allo stile di vita: per gatto outdoor ogni 4 mesi; i parassiti esterni (pulci e zecche) prevedono trattamenti tutto l’anno, mensili se si usano prodotti spot on oppure con collari specifici per gatti, la cui durata è variabile. Per quanto concerne la castrazione/sterilizzazione, l’età minima per eseguirla è 6 mesi di vita nel maschio, dopo il primo calore per la femmina.
In ultimo, ma non meno importante, l’alimentazione considerata fondamento per un corretto accrescimento: una corretta abitudine è lasciare crocchette a disposizione tutto il giorno e dare cibo umido mattina e sera, utilizzando linee gattino (kitten) secondo consiglio del proprio veterinario. Andrebbe evitato dare avanzi dal tavolo, soprattutto se contenenti carboidrati (pane, biscotti, dolci), poiché i gatti sono carnivori puri il che significa che non hanno alcuni enzimi in grado di digerire correttamente i suddetti. Dopo lo svezzamento, il latte non rappresenta più un alimento necessario e può persino diventare deleterio causando gravi diarree a causa proprio dell’incapacità di molti di digerirlo.

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