Anni Cinquanta: nasce il canile, o meglio, il canile-lazzareto. Un luogo per cani malati, magari perlopiù con la Rabbia, da sopprimere.

Anni Ottanta, arriva il canile-discarica. Per i cani abbandonati.

“Nel 1991 c’è la svolta. L’Italia, ed è l’unico paese europeo a farlo, adotta una legge che è all’avanguardia, la 281, che oltre a vietare la soppressione del cane lo eleva a soggetto: non è più l’oggetto di un proprietario che può trattarlo come gli aggrada, il cane, insomma, va rispettato. Il canile, insomma, come centro di una cultura nuova, innovativa. Ma è così? Non mi pare. La gente sa poco dei canili anzi a volte non sanno nemmeno che esistono”.

Ridotto del teatro Civico, martedì 31 gennaio. Luca Spennacchio educatore cinofilo, fotografo e scrittore, parla del suo libro “Canile 3.0”.

Lo hanno chiamato i volontari del canile di Borgo Vercelli (la serata è a cura della sezione vercellese della Lega nazionale per difesa del cane) perché lo conoscono e sanno che la serata sarà interessante. Luca Spennacchio, che ha il ritmo e anche la mimica di un attore teatrale, parla infatti per due ore consecutive, e non c’è spazio per gli sbadigli, anzim, la gente vorrebbe interromperlo, domandare, ma non si può, lui è un fiume in piena, parlerebbe tutta notte.

Snocciola alcuni dati e alcune riflessioni.

“In Italia ogni anno vengono abbandonati 600mila cani. Perché esistono i canili? Semplice: perché la gente abbandona i cani”.

Poi. “In Italia, ci sono 16 milioni di famiglie che hanno un cane. Perché la gente vuole un cane? Perché magari succede quel che è successo a me. A 13 anni ne ho incontrato uno, e da alloira mi interesso di cani e di canili”.

Ma a cosa servono i canili? Luca Spennacchio indica due obiettivi in particolare: “Far sì che gli abbandoni diminuiscano, far sì che aumentino le adozioni”.

Ma c’è una cultura/conoscenza del cane nei canili?

“Spesso vedo lotte tra associazioni, o canili in lotta, l’uno con l’altro. Quella che deve prendere piede è, appunto, una cultura che ancora non c’è”.

Senza peli sulla lingua. Una serata (una bella serata) con Luca Spennacchio. Autore del libro “Canile 3.0”.

In apertura di serata, in veste di amministratore, ho ringraziato il personale e i volontari del canile. E ho ricordato che sono legato da vincoli di amicizia con molti di loro. Ho fatto anche un nome, quella di Sabrina Baraldi, che curava e gatti e che purtroppo non c’è più.

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