BOLOGNA – Cani in ufficio: Genova fa da apripista, ma Bologna non segue la stessa strada. Il via libera dell’assessorato alla Cultura della città ligure, che permette ai suoi dipendenti di portare il fedele amico a quattro zampe sul posto di lavoro, non trova l’entusiasmo di Palazzo d’Accursio. O meglio, non scalda il sindaco Virginio Merola, ma viene invece sponsorizzato da una truppa bipartisan di consiglieri comunali più sensibili alle tematiche animaliste: dalla Lega Nord a Coalizione civica, passando dal M5S al Pd, si chiede di pensare almeno a una sperimentazione, prevedendo tutti i paletti del caso.

Lunedì la leghista Lucia Borgonzoni porterà un ordine del giorno in assemblea per discuterne. La posizione di Merola, secondo quanto trapela dal Comune è quella di un netto: «No ai cani in ufficio». E così la pensa in realtà anche il primo cittadino genovese Marco Bucci, che vorrebbe perfino vietare l’accesso degli animali ad alcune zone della città, ipotizzando anche una tassa sui cani per finanziare le aree a loro dedicate. Non si trova però d’accordo con la sua assessora alla Cultura, Elisa Serafini, che ha invece aperto le porte degli uffici ai cani dei dipendenti.

E cosa ne pensa Bruna Gambarelli, la nostra assessora alla Cultura? «Si tratta di una necessità che non è mai pervenuta, quindi non ci siamo preoccupati di farlo. Per quanto riguarda i musei fu l’ex direttore dell’Istituzione Musei, Gianfranco Maraniello, a decidere per il divieto d’ingresso. In alcuni saloni espositivi si presenterebbero problemi reali». Bologna si è dotata da tempo di un regolamento di tutela della fauna urbana, non è quindi insensibile al tema, e da qualche anno è stata creata anche una Consulta della associazioni animaliste. «La cosa mi sembra interessante, sono molto amica degli animali, però andiamoci cauti — spiega Elena Leti del Pd —. Parliamone per capire se si può fare, ma bisognerebbe prevedere delle regole per non creare problemi ai dipendenti e a chi accede agli uffici.Inoltre attenzione all’assenteismo». Per Borgonzoni invece «si tratta di una bella cosa che all’estero fanno da anni, speriamo non boccino il mio odg». Per il Carroccio è da sempre molto vicino a queste tematiche Umberto Bosco: «Alcuni studi rilevano importanti effetti positivi sulla produttività dei dipendenti e anche un calo di assenze per malattia. Esclusi gli uffici aperti al pubblico e con il consenso di tutti i colleghi interessati si potrebbe aprire la sperimentazione».

La sponda animalista arriva anche da Emily Clancy, Coalizione civica. «Se un cane è educato è una cosa ragionevole, così il padrone non deve stare con l’ansia di tornare a casa e l’animale non starà solo tutto il giorno» sottolinea. Per Elena Foresti del M5S «con norme igienico sanitarie ben definite mi sembra una bella proposta, possibilmente da estendere anche per altri animali e da incentivare nei luoghi di ricovero, come le case di riposo». Disco verde da Marco Lisei di Forza Italia «ma sentito il parere degli altri dipendenti dell’ufficio», per Giulio Venturi di Insieme Bologna invece «bisogna stare attenti, si tratta di luoghi di lavoro aperti al pubblico».

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13 gennaio 2018 (modifica il 13 gennaio 2018 | 08:31)

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