—“Chi si somiglia si piglia”, era il titolo di una ricerca dell’Università degli Studi, che indagava l’umore di chi sceglie un cane, di razza, che poi è diventata una copertina della Città degli Animali. Con la professoressa Emanuela Prato Previde, poi, il Corriere ha lanciato un’altra importante iniziativa, “Adotta un cane anziano”, che questa volta si occupava dei cani “nonni” finiti per più ragioni nel canile comunale. Ed eccoci all’oggi con la nuova campagna che il canile rilancia per l’adozione dei cani over, ma anche dei gatti anziani, grazie all’impegno di Manuela Michelazzi, che ne è il direttore sanitario. Quest’anno si replica con la terza edizione del calendario illustrato, arricchito dai ritratti fotografici degli ospiti del canile, realizzati da Silvia Amodio, disegnati dalla simpatia della matita di Bruno Bozzetto, raffinato animatore, regista, disegnatore e autore di film che sono passati alla storia. Dodici tavole più la copertina nelle quali l’illustratore fa dialogare gli animali ospiti del canile con i suoi personaggi più celebri. Un simpatico regalo di Natale, acquistabile nei supermercati della Coop, in cui ricavato sarà devoluto in beneficenza.

In questi ultimi anni si è registrato un incremento nel numero di animali entrati in gattile e canile. «Se analizziamo la loro provenienza, ci accorgiamo che le responsabilità di questo aumento non sono legate al randagismo — spiega Michelazzi —. La popolazione del canile è costituita in maggioranza da animali ceduti da persone che si trovano in difficoltà economiche, sociali, sanitarie. Oppure animali sequestrati al proprietario per gravi situazioni di maltrattamento. In queste situazioni di malessere sociale a farne le spese è il pet».

Perché adottare un cane anziano? Lo spiega la prof. Prato Previde: «Purtroppo è ancora un’opinione diffusa che un animale che è stato abbandonato debba per forza avere qualcosa che non va a livello comportamentale o psicologico. È anche opinione comune che un cane o un gatto non più giovani non siano in grado di adattarsi a una nuova situazione. Sono pregiudizi che contrastano con le recenti evidenze scientifiche. Nel laboratorio di cui sono responsabile ,il Canis Sapiens Lab, presso l’ Università statale di Milano, insieme ai miei collaboratori, studio l’interazione tra cani e padroni. In questi anni abbiamo avuto il privilegio di conoscere molte storie che sono state al centro delle nostre ricerche. Abbiamo imparato molto e capito che non esiste un’età predefinita per formare un legame affettivo. Ciò che conta davvero è la qualità della relazione che si instaura tra noi e loro e come viene coltivata nel tempo. Un cane o un gatto anziani avranno solo meno tempo da passare con noi, ma questo tempo non sarà meno bello e gratificante». Il consiglio, se richiesto, è solo uno: provate a ridare gioia ad un animale che è lì recluso in attesa di poter avere una famiglia nuova.

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